Copertura telefonica Usl e soccorso alpino pronti a rivendicarla

Stanno monitorando le aree dove il cellulare non prende Cipolotti e Barattin: «Le società mettano la mano sul cuore»
Cesio maggiore, 18 giugno 2004, Val Canzoi
Cesio maggiore, 18 giugno 2004, Val Canzoi
BELLUNO. Usl e Soccorso alpino uniti per monitorare le aree provinciali prive di copertura telefonica (dove ci sono dei rischi in caso di emergenza) e per spingere le società telefoniche ad intervenire.


Diventa sempre più impellente garantire a chi vive nel Bellunese o ci viene per villeggiatura, la possibilità di chiamare i soccorsi in caso di bisogno. «Un’altra morte tragica come quella occorsa a Serena Zanella nel luglio scorso non è più ammissibile nel 2017».


A dirlo è il sindaco di Cesiomaggiore, Carlo Zanella che dopo l’incidente mortale in Val Canzoi ha deciso che era giunto il momento di dire “basta” e di rendere accessibile anche dal punto di vista delle telecomunicazioni la provincia. Una provincia che, ogniqualvolta capitano questi incidenti, si riscopre sotto scacco e impotente.


E così, dopo aver scritto a Regione, Provincia, Soccorso alpino e al Parco nazionale delle Dolomiti, il primo cittadino cesiolino ha chiesto di fare squadra per risolvere un problema che definisce «vitale, nel vero senso della parola».


Immediatamente si sono mossi l’azienda sanitaria locale e il delegato provinciale del Cnsas che hanno già avuto un primo incontro per gettare le basi per un ragionamento che, nelle intenzioni, dovrebbe realmente segnare una svolta.


«Sono tante le gallerie ma anche le vallate nel Bellunese dove non è possibile non solo fare una telefonata con il cellulare, ma nemmeno chiamare i soccorsi e questo può diventare davvero rischioso in caso di intervento in emergenza», spiega il primario del Suem, Giovanni Cipolotti che passa ad elencare alcune di queste realtà prive di copertura telefonica.


«Pensiamo alla Val Visdende oppure alla Val Salatis o alla val Travenanzes e appunto alla Val Canzoi. E sono solo alcune di quelle che insieme con il soccorso alpino abbiamo iniziato a monitorare e controllare. Per non parlare delle gallerie a cominciare da quella del Col Cavalier o quelle del Cadore, molto più trafficate».


«Qui soltanto con un ponte radio tra chi è dentro la galleria e chi è fuori è possibile comunicare, ma non si può pensare di fare così», aggiunge Alex Barattin, delegato provinciale del Cnsas, che prosegue: «Il fatto che non ci sia copertura in tutte queste località significa che ogni persona dovrebbe come minimo girare sempre accompagnata da un’altra perché, in caso di bisogno, una delle due è costretta ad allontanarsi per riuscire a trovare campo e chiamare con il cellulare. Se uno, invece, è da solo, in caso di urgenza la situazione si complica. Basti pensare all’ultimo episodio, purtroppo fatale, occorso alla signora Zanella».


Il problema, quindi, è fare in modo che le società telefoniche investano anche in aree non antropizzate, non abitate. Il che non è certo impresa semplice, visto che si tratta di soggetti privati che tendono al profitto. «Ma non possiamo dimenticare che qui c’è in gioco la vita delle persone. Si tratta, infatti, di coprire zone per assicurare le emergenze, cioè di un servizio di pubblica utilità», dicono Cipolotti e Barattin.


E il primo aggiunge: «Non dobbiamo mai dimenticare che, in caso di urgenza, prima arriva l’allarme alle centrali operative sia del Suem che delle forze dell’ordine, prima possono agire i soccorsi. Pochi minuti possono fare la differenza per salvare una persona».


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