«Coppa d’oro, il marchio deve rimanere a Belluno»

Bottacin, Mastellotto e la Pongiluppi vogliono chiarezza sulla situazione dell’Aci. «Non è che cercano di portarci via la gara? E chi sta guidando l’ente adesso?»
BELLUNO. L’Automobil club di Belluno non ha un presidente. Ma neanche un commissario. E i bilanci 2016 e 2017 sono stati approvati? La domanda se la pongono Gianpaolo Bottacin, Giobbe Mastellotto e Daniela Pongiluppi, che facevano parte del direttivo rimasto in carica dal 2011 al 2015. Bottacin è stato rieletto a luglio 2015, ma si è dimesso a marzo di quest’anno per molti motivi, tutti legati alla fiducia, venuta meno, nei confronti del presidente Lucio De Mori. Da allora nulla si sa dell’Aci Belluno.


«Non ci risulta sia stato nominato un commissario, ma allora chi sta gestendo i soldi?», si chiedono i tre. Per capire la loro preoccupazione, elevata, bisogna risalire al 2011, anno in cui Bottacin, Mastellotto e la Pongiluppi entrano nel consiglio direttivo dell’Aci Belluno. Bottacin ne diventa presidente. «Quando siamo arrivati abbiamo trovato un ente con 1.100.000 euro di deficit patrimoniale», ricorda Bottacin. «Abbiamo avviato una serie di operazioni per ridurlo e nel 2012 abbiamo portato il risultato economico a pareggio, chiudendo il bilancio in positivo per 357 euro».


Nel 2013 la rivisitazione del contratto di affidamento della Coppa d’Oro delle Dolomiti fa salire l’utile a 170.477 euro. Nel 2014 l’utile è stato di 89 mila euro, nel 2015 di 79.892. Quell’anno si vota e cambia il direttivo dell’Aci Belluno (non senza polemiche). Vengono eletti Lucio De Mori - diventerà presidente - Tiziano Introvigne (vice) e Salvatore Bavasso, iscritti in una lista, Gianpaolo Bottacin nell’altra.


A marzo 2017 il consiglio direttivo deve riunirsi per approvare il bilancio consuntivo. Bottacin e Introvigne si dimettono per mancanza di fiducia nei confronti del presidente. Senza il numero legale il bilancio non si può approvare, non resta che comunicare alla sede nazionale la situazione.


Aci Roma avrebbe dovuto nominare un commissario, per approvare il bilancio e traghettare l’ente a elezioni, ma: «Non risulta sia stato nominato», continua Bottacin. «Il nome proposto da Aci Italia è stato bocciato dal Ministero». Quindi al momento l’Automobil club di Belluno è senza una guida, per quanto è dato sapere all’ex direttivo.


Molto preoccupato: «Stiamo parlando di un ente pubblico, che gestisce soldi pubblici e che ha un patrimonio enorme: la Coppa d’oro delle Dolomiti. Il marchio infatti è di proprietà di Aci Belluno». Eccolo, il nodo: il marchio. E il timore: «Non vorrei che questa situazione rappresentasse il primo passo per portare il marchio della Coppa d’oro a Roma», dice Bottacin.


Che rivendica con forza l’azione fatta dal direttivo di cui è stato presidente: il bilancio ha chiuso a pareggio nel 2012 e poi sempre in utile e il deficit patrimoniale è stato ridotto di quasi 400 mila euro. «E mantenendo gli stessi servizi», puntualizza. «Nessuno voleva che la storia finisse così. La situazione era in fase di stallo, nel direttivo. A De Mori era stato chiesto di fare un passo indietro per nominare un altro presidente (fra Introvigne e Bavasso) ma lui non ha voluto. A quel punto io e Introvigne non abbiamo avuto alternative, non avendo più fiducia nella figura del presidente». Che, a quanto dice Bottacin, non informava il suo direttivo, tant’è che lui ha letto sulla stampa dei lavori in programma sul tetto della sede.


Vogliono chiarezza, Bottacin, Mastellotto e la Pongiluppi: «Se l’Aci Belluno dovesse chiudere verrebbe a mancare un servizio per i cittadini. E non possiamo perdere la Coppa d’oro, la manifestazione per auto d’epoca seconda in Italia solo alla Mille miglia». Chiarezza dovuta «anche ai soci, che sono 3500, e a tutti i bellunesi», concludono.


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