Corazzin, processo possibile per Izzo e altri cinque indagati

Venerdì l’udienza davanti al gip di Perugia sull’opposizione all’archiviazione L’avvocato Iorio: «L’opinione pubblica pesa ed è una partita tutta da giocare»



Caso Corazzin: ultimo atto. Venerdì mattina c’è l’udienza davanti al Tribunale di Perugia, per Angelo Izzo e gli altri cinque indagati per il rapimento a Tai di Cadore e l’omicidio in riva al lago Trasimeno della giovane friulana Rossella Corazzin: i cinque sono Giovanni Guidi, Enrico e Fabio Annoscia, Serafino Di Luia e Giampiero Parboni Arquati.

Tutti giovani della Roma bene e politicamente di estrema destra, che negli anni Settanta frequentavano Cortina per le vacanze, cercavano una ragazza vergine e cicciotella ed erano legati da un vincolo di amicizia a Izzo, ribattezzato «il mostro del Circeo», dopo il massacro del 1975, a San Felice: qui Rosaria Lopez morì per le pesantissime sevizie subite, mentre Donatella Colasanti si finse morta e riuscì a salvarsi.

Il rapimento della 17enne Corazzin del 21 agosto dello stesso anno, a Tai di Cadore, è un reato ormai prescritto, mentre l’omicidio non scade mai ed è proprio di questo che si parlerà. La Procura perugina aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto dopo le dichiarazioni di Izzo dell’agosto 2015 alla magistratura di Belluno («Facemmo come al Circeo») ma la zia Giuseppina Trevisan ha presentato opposizione.

Il gip Lidia Brutti deve decidere cosa fare. E non c’è niente di scontato, a sentire l’avvocato Rolando Iorio, che difende Izzo: «Mi sembra di poter dire che il tribunale è spaccato, di conseguenza non mi sorprenderebbe se il giudice ordinasse l’imputazione coatta e, quindi, la scrittura dell’incolpazione. Siamo in attesa di sapere cosa succederà, nel frattempo il mio assistito è stato assolto dal tribunale di Velletri per l’ipotesi di reato di calunnia, a proposito della vicenda della strage del treno Italicus dell’agosto 1974».

Insomma, i magistrati non gli hanno creduto finora, ma potrebbero cominciare a farlo, sulla base di qualcosa di nuovo: «Credo che l’opinione pubblica possa pesare parecchio», riprende Iorio, «il caso è molto sentito e mi risulta che, a San Vito al Tagliamento, siano state raccolte più di duemila firme in una petizione. Non solo nel paese natale di Rossella Corazzin, ma anche in Cadore dove era stata rapita, la questione è ancora di attualità. Ecco perché quella di venerdì è una partita ancora tutta da giocare».

Quello che nessuno ha fatto, era stato suggerito prima dall’ex procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone e poi da quello attuale Paolo Luca: scavi intorno alla villa di Francesco Narducci, in riva al Trasimeno, nella quale la ragazza sarebbe stata portata, violentata e uccisa, durante e dopo una sorta di rito satanico. La ragazza venne vestita di una tunica, mentre gli uomini indossavano delle insegne cavalleresche. Fatto un giuramento di sangue, i presenti l’avrebbero stuprata a turno e poi uccisa: «Posso affermare che Izzo ha più volte dato la propria disponibilità a farsi accompagnare sul luogo del presunto omicidio, per riconoscerlo. Aveva già fornito una descrizione, ad esempio degli arredi e mi sembra che tutto coincidesse. Serve anche la volontà di risolvere quello che, almeno per il momento, è un mistero».

Il medico perugino Narducci è deceduto in circostanze poco chiare nello stesso specchio d’acqua ed era sospettato di essere collegato ai delitti del mostro di Firenze: «Non c’è più e anche altre persone sono decedute, ma oltre a Izzo rimangono cinque indagati. Dopodomani vedremo come andrà a finire. Non ho certezze». —



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