Corona da Cortina: «La montagna riscopra il valore delle cose»
CORTINA. Mauro Corona e Luigi Maieron come il gatto e la volpe una sera di metà agosto sul palco dell’Alexander Girardi Hall di Cortina. Parole mai banali quelle dello scrittore di Erto, chitarra coinvolgente quella del cantastorie anch’esso friulano. La platea gremita apprezza ed applaude accompagnando musiche e parole col battimani. Il divertimento non manca insomma, nel mezzo i temi trattati sono tanti, alcuni scottanti e di stretta attualità.
Mauro Corona non si nasconde, stuzzica lo “status-Cortina” a più riprese. Del resto l’essenzialità da riscoprire nella vita di montagna a lungo invocata “stona” per certi versi con i ritmi sfavillanti proposti dalla conca ampezzana, ancor di più in questo periodo brulicante di vacanza. E poi c’è il libro, l’ultima produzione in ordine di tempo firmata da Corona i cui concetti principali vengono proposti nel bel mezzo di quella che appare come un’amabile chiacchierata tra amici.
Corona spezza il ritmo bevendo birra: «Anche la vita di montagna è diventata frenetica, nessuno si ferma più ad osservare un albero cinque minuti. Sono stato di recente ad arrampicare a Misurina ed ho notato questo».
La montagna si intreccia sovente con i temi dettati dall’attualità come la violenza sulle donne ad esempio, «che è una piaga da sempre esistita», dice Corona, «e non una scoperta di questi ultimi anni. Mia mamma è stata picchiata tre volte ma non ha mai denunciato perché aveva paura. Oggi succede la stessa cosa». Da un argomento all'altro, entrambi a sfondo sociale. Il tempo di ascoltare un’altra canzone di Maieron e si riparte.
«Gli italiani sono diventati molto estetici e poco etici», tuona Corona e giù un’altra frecciatina bonaria, col sorriso beffardo di chi la sa lunga: «Anche la montagna deve riscoprire il valore delle cose ma dire questo a Cortina stona un po’. Qui gli oggetti preziosissimi all’interno delle case sono tanti». Essenzialità, valore delle cose e legame con la terra natìa da difendere, «perché nei luoghi natii rivediamo la nostra infanzia sinonimo di felicità». Giù applausi, Corona annuisce e beve birra.
Montagna e vita quotidiana si intrecciano ancora nel monologo dello scrittore 67enne durato un’ora ed interrotto solo dalle esigenze di programmazione perché il pubblico dal canto suo avrebbe volentieri allungato i tempi dello show continuando ad occupare felicemente le poltrone dell’Alexander Girardi Hall. Invece è giunto il momento di salutare.
L’autografo sui libri cala il sipario mentre le parole di Mauro Corona continuano a riecheggiare nell’aria. Mai banali, tra amore per la montagna e stretta attualità.
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