Corona: «Napolitano colmi la lacuna, venga sul Vajont»

Lo scrittore si appella direttamente al presidente della Repubblica accusandolo di non essere mai salito a «portare una carezza» sui luoghi del disastro

ERTO. «L'assenza del presidente Napolitano grida ancora vendetta: non è mai salito da noi a portarci una carezza, a farci sentire la vicinanza dello Stato. Come diceva Zvi Kolitz “Caro Dio, io credo in Te, nonostante Te”, allo stesso modo mandiamo a dire “Caro Presidente, crediamo in Lei, nonostante Lei” e lo aspettiamo per colmare una lacuna spaventosa». Lo ha affermato lo scrittore Mauro Corona, alla vigilia del 51esimo anniversario del Disastro del Vajont, avvenuto il 9 ottobre 1963. «Allo stesso modo, ma con molta più umiltà e dolcezza - aggiunge Corona - aspettiamo anche Papa Francesco per una carezza che ci spetta da 51 anni». «I morti “a cifra tonda” portano consensi e visibilità, ma ora siamo sprofondati nuovamente nell'oblio», osserva lo scrittore. Esattamente un anno fa, salì in valle l'allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, assieme alle massime cariche istituzionali dello Stato e delle Regioni Veneto e Fvg. Dodici mesi dopo, la valle, secondo le parole dell'artista, sembra essere stata nuovamente dimenticata. «Un simile genocidio - accusa Corona - andrebbe ricordato ogni anno, perché duemila persone furono assassinate sull'altare degli interessi economici. Nel 2013, ci fu la sfilata delle “comparsate”, visto che i nostri politici si sono fermati il tempo di una sigaretta, ma almeno si accesero i riflettori sul ricordo dei nostri morti e sul dolore di sopravvissuti e superstiti. Sono stato facile profeta quando ho detto che avremmo dovuto aspettare almeno dieci anni prima che qualcuno si ricordasse nuovamente di noi. In effetti, quest'anno non una riga di giornale, non una visita di politici e rappresentanti delle istituzioni. Zero».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi