Corona: «Riapriamo il rifugio Popena di Misurina»

Lo scrittore di Erto tornerà alla carica pure con Zaia per ricostruire una struttura che gli è particolarmente cara
MISURINA. «Il mio sogno è vedere ricostruito il rifugio Popena. In un futuro non troppo lontano mi piacerebbe arrivare lassù dopo una passeggiata e gustarmi una birra davanti al panorama più bello delle Dolomiti. Fatto questo, potrò morire sereno».


Lo sguardo di Mauro Corona si illumina quando, dalle rive del lago di Misurina, punta il dito verso l’alto per indicare l’area dove un tempo sorgeva il rifugio Popena, distrutto da un incendio e mai ricostruito. Oggi la rinascita appare più vicina, se non altro possibile. Perché a scendere in campo in prima persona è proprio lo scrittore ed alpinista, “cittadino onorario” di Misurina a cui lo lega un profondo rapporto d’amore nato nei primi anni 90 grazie all’amicizia con Valerio Quinz.


«Ho pianto di più per la morte di Valerio che per mio padre, il rifugio dovrà essere intitolato a lui», incalza Corona; che, nel fine settimana, ha lasciato Erto per godersi un po’di serenità alle pendici delle Tre Cime.


Dove nasce questo legame così forte con Misurina?


«È legato a doppio filo all’amicizia con Valerio Quinz. Una volta a settimana vengo qui nella locanda gestita dai suoi figli. Ne approfitto per scalare le montagne più belle ma anche per godermi un panorama magico davanti a un buon bicchiere di vino. Se un giorno dovessi lasciare Erto, verrei a vivere qui. Non escludo che ciò avvenga davvero, ci sto pensando».


Dal legame con Misurina alla volontà di riaprire il rifugio Popena il passo è breve...


«Ho scoperto la val Popena casualmente, nel 1991, scalando il Cristallo insieme a Luca Visentini, giornalista milanese trasferitosi a Cimolais. Nei suoi scritti raccontava le vette dolomitiche, e dove non arrivava perché non in grado andavo io. Nel 1991 mi sono imbattuto per la prima volta nei resti del rifugio Popena. Fu un colpo di fulmine, il classico amore a prima vista. Mi chiesi subito: perché non rifare questo rifugio?».


Basta questo per spiegare il progetto di rilancio?


«Inizialmente la domanda che mi frullava per la testa era un’altra: perché nessuno ha mai pensato di ricostruire il rifugio? A chi potrebbe dar fastidio una struttura che non ha concorrenza nella zona e che, soprattutto, rappresenterebbe un punto d’appoggio ottimo per decine di escursionisti e scialpinisti? L’idea di ricostruzione inizialmente paventato l’abbandonai presto perché non trovai la giusta assistenza. Oggi le cose sono cambiate, il momento è giusto per riproporre l’idea con forza».


Perché dice che oggi le cose sono cambiate?


«Auronzo ha un sindaco appassionato come Tatiana Pais Becher, che conosco bene. Col papà Gianni ho scalato tante volte, in una circostanza mi ha anche salvato la vita. E poi i prossimi anni per questo territorio saranno importanti. Ci sono i Mondiali di Cortina e si parla con grande insistenza del treno delle Dolomiti. Vuoi che non si trovino un po’di soldi per ricostruire un piccolo rifugio? Parliamo di una cifra irrisoria, duecentomila euro».


Mauro Corona cosa intende fare concretamente per riaprire il rifugio Popena?


«Per prima cosa voglio coinvolgere il presidente Zaia. L’ho già fatto una volta tempo addietro ma le risposte furono evasive. La prima parola spetta a lui ed è per questo che intendo tornare alla carica. Voglio convincerlo che la ricostruzione del rifugio Popena è cosa giusta».


Conclusione con Misurina?


«Deve rimanere il gioiello naturale che è adesso, senza mega parcheggi o altro. Io dico no allo sviluppo turistico. Per le Tre Cime il discorso è diverso, temo non ci siano soluzioni per tornare indietro».


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