Coronavirus, morto Gianni Griguolo, ex procuratore capo a Belluno

Da oltre un mese era ricoverato in rianimazione. «Un grande innovatore per gli uffici giudiziari»

BELLUNO

È scomparso Gianni Griguolo, 68 anni, già procuratore della Repubblica a Belluno, sostituto procuratore generale in Corte di Appello a Milano, ora in pensione. Nell’ultimo mese era stato ricoverato in ospedale per Covid 19: le sue condizioni erano subito state giudicate gravi, curato in Rianimazione. Il 68enne magistrato non ce l’ha fatta e ieri la notizia della sua scomparsa ha presto raggiunto la provincia di Belluno dove, non solo a palazzo di giustizia, Griguolo ha lasciato la sua impronta.

Dopo Francesco Saverio Pavone, il sistema giudiziario bellunese deve salutare un’altra vittima di questo virus, un altro ex capo della procura. Gianni Griguolo era originario di Chioggia, nato il primo aprile del 1952, benchè avesse da sempre vissuto a Milano. La “sua” Milano, quella del pool di Mani Pulite guidato da Francesco Borrelli, quella della Direzione antimafia milanese di cui era stato magistrato, purtroppo anche nel mirino di attentati (un pacco bomba fu sistemato sotto la sua auto). Un magistrato, Griguolo andato in pensione dopo l’ultimo passaggio in procura generale della Corte di Appello di Milano, due anni fa. Da nonno, si godeva i suoi nipoti, spesso al mare. Ma tornava ogni anno anche in provincia, l’estate era a Belluno dove aveva mantenuto il suo appartamento occupato ai tempi in cui lavorava a palazzo di giustizia. Dove non mancava mai di andare a salutare i suoi ex colleghi nel palazzo di via Segato.

Nel Bellunese ha passato anni e anni come magistrato: nel 1997 era già capo della procura circondariale, quando esistevano ancora gli uffici di tribunale e pretura. Molte le inchieste, sia alla circondariale che, dal giugno 2012, come capo della procura del tribunale. Un arco di tempo in cui Griguolo ha vissuto l’informatizzazione degli uffici giudiziari spingendo al massimo l’acceleratore per quelli bellunesi; in cui ha vissuto la riforma della giustizia con l’accorpamento delle procure, cosa che ha indotto il suo ritorno a Milano all’inizio del 2008. In provincia tornerà quattro anni dopo come dirigente dell’ufficio inquirente unificato. «Sicuramente è stato un grande innovatore per la procura di Belluno perchè la spinta tecnologica e informatica l’ha data lui. Una svolta forse vissuta un po’ male in loco, ma tutti poi lo hanno ringraziato perchè hanno capito la grande spallata che ha dato all’immobilismo della prassi e delle procedure» ricorda Roberta Gallego, attuale sostituto procuratore anziano.

«Aveva l’impulso meneghino, si fa e poi si ragiona... era molto operativo. Oggi quando si parla di lui in ufficio si ricorda sempre così: “ci fosse stato il dottor Griguolo, sarebbero già arrivati diecimila pacchi di quello e chissà cos’altro”. Perchè lui era così, se serviva qualcosa all’ufficio si attaccava al telefono finchè non arrivava».

Sandro De Vecchi è stato presidente dell’Ordine degli avvocati quando Griguolo era al vertice della magistratura bellunese: «Una persona estremamente affabile e disponibile» lo ricorda «creava sempre delle situazioni per quanto possibili serene nel reciproco rispetto delle posizioni con l’avvocatura: era dell’opinione che anche l’avvocatura avesse una funzione di giustizia. Il suo è stato un rapporto di reciproco rispetto, produttivo per tutti, per tutto il sistema giustizia. Ha sempre avuto un legame stretto col Bellunese, per molti anni è venuto spesso, amava molto la provincia: era veneto sostanzialmente, anche se ha studiato e vissuto a Milano».

«Fu uno dei più giovani procuratori d’Italia quando arrivò qui a Belluno come capo della procura circondariale» racconta il presidente attuale dell’Ordine degli avvocati Erminio Mazzucco. «Abbiamo avuto confronti dialettici intensi: era una persona preparata, sapeva il fatto suo e anche umanamente era una persona di pregio. Anche l’Ordine degli avvocati si unisce al dolore e al ricordo della famiglia, e anche a quello della procura e del tribunale di Belluno». —
 

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