Corpus Domini, Livinallongo protesta

Le associazioni contro l’annullamento della processione per il Dolomites bike day: «Turismo significa rispettare il paese»
LIVINALLONGO . Corpus Domini annullato, protesta delle associazioni culturali del paese: “Turismo significa anche rispettare le realtà che danno vita al paese”.

Presa di posizione di alcune associazioni culturali fodome – tra queste coro parrocchiale S. Giacomo, Union dei ladins, Schützen e Donatori di sangue – che hanno sottoscritto un lungo documento di protesta per il forzato annullamento della messa e della processione del Corpus Domini, in programma domenica 18 giugno, a causa della concomitanza con la nuova manifestazione ciclistica Dolomites Bike Day.

Una presa di posizione forte per chiedere rispetto per le tradizioni e la stessa vita sociale della gente, stata inviata al sindaco Leandro Grones, alla consigliera comunale con delega al turismo Michela Lezuo ed al presidente dell’associazione turistica Arabba Fodom turismo, organizzatrice dell’evento insieme all’omologa della Val Badia, Manuela Roncat.

«Quest’anno – scrivono. per la prima volta nella storia fodoma, tranne durante la prima guerra mondiale e naturalmente quando le condizioni atmosferiche non lo hanno permesso, la tradizionale processione del Corpus Domini non si farà e alla popolazione non sarà nemmeno possibile partecipare alla messa, perché a causa della chiusura delle strade non potrebbe più ritornare alle proprie case. Il problema è stato sollevato solo quando la decisione da parte dell’organizzazione era già stata presa e non si poteva più tornare indietro. Il decano don Dario, giustamente, si è rifiutato di prendere in considerazione soluzioni alternative, e poi quali potevano essere? Celebrare la messa con successiva processione di prima mattina, o la sera? Spostare ad un’altra domenica? Meglio niente di una festa raffazzonata, che sarebbe comunque stata un precedente per gli anni futuri. O si fa come si deve, o niente. Da settimane la popolazione locale discute e disapprova: perché le esigenze comunitarie devono essere così spesso subordinate agli interessi economici di pochi? È proprio così conveniente per l’economia di Fodom chiudere le strade la domenica ogni anno più spesso per far passare ciclisti che transitano semplicemente, portando disagi soprattutto nella parte meridionale del comune? Ma è proprio questo il turismo che vogliamo? Del tutto slegato dalla nostra storia, dalle nostre tradizioni? »

«L’anima del turismo dovrebbe essere proprio la comunità con le sue caratteristiche, con i suoi valori, mentre in questo caso la comunità viene semplicemente ignorata. La domenica a Fodom – dicono le associazioni firmatarie – è ancora per molti un momento di ritrovo, di fare “comunità”. Ma questo a chi decide “dall’alto” sembra non interessare molto. Ciò che spiace è che sembrano non interessare più i valori e nemmeno le tradizioni, non solo quelle religiose, se non quando possono essere “vendute” a scopo turistico, quando servono come folclore. Fodom è un paese con un pregio ormai raro: c’è ancora genuinità nei rapporti fra persone, c’è ancora una vita sociale e associativa che i ritmi imposti dall’avvento del turismo hanno limitato solo in parte. Ma con iniziative come questa gli spazi “sociali” diminuiscono sempre più, in favore solo del “Dio danaro”. Tutti sappiamo, inoltre, che queste gare portano disagio non solo nel giorno di chiusura delle strade, ma anche in quelli precedenti e seguenti: andare in macchina per le strade percorse da ciclisti che si allenano e che spesso non rispettano le regole diventa pericolosissimo per tutti. E questa è un’altra forte limitazione per la popolazione. Per non parlare delle immondizie, dei “wc di fortuna”, della maleducazione del “turismo mordi e fuggi”, a volte solo giornaliero, che è diventato quasi la normalità».

«E non ci si venga a dire che queste iniziative sono un modo per spingere la gente a lasciare la macchina a casa», insiste il documento, «per limitare il traffico sui passi, per far capire l’importanza delle due ruote, perché l’effetto ottenuto è il contrario».

Le associazioni di Livinallongo puntano poi il dito su «l’imposizione di decisioni da parte di pochi, la mancanza di ascolto e di considerazione dei bisogni della gente. Su questo ultimo aspetto vogliamo porre particolare attenzione: considerato che la scelta infelice della data non è stata una svista, una leggerezza, perché non si è deciso di confrontarsi fin da subito con quella realtà del paese più sensibile alla vita religiosa e attenta a custodire ciò che i nostri padri ci hanno consegnato?».

Lorenzo Soratroi

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