Corteo silenzioso per Bogo e Reolon
BELLUNO. Giustizia. Solo una parola, quella scritta su un grande striscione, ha accompagnato il silenzioso corteo che ieri sera ha visto un centinaio di persone percorrere le vie del centro su iniziativa della Casa dei beni comuni, il “laboratorio” cittadino che si era attivato subito dopo la condanna in primo grado (per l’aggressione subita da Claudio Mazzaro) a due anni di reclusione e a 40 mila euro di risarcimento di Lorenzo Bogo e Valentina Reolon.
Anche se il giorno dopo la sentenza il percorso giudiziario della vicenda è stato stravolto dalla spontanea confessione rilasciata da un uomo autodichiaratosi l’autore dell’aggressione del 5 dicembre di quattro anni fa.
Il corteo è stato preceduto dal sit-in simbolicamente convocato dalla Casa dei beni comuni sulla scalinata d’ingresso del tribunale di Belluno, dove a leggere un breve comunicato della “rete” è stato il sindacalista Guido Mattera. «Oggi staremo in silenzio. Un silenzio che serve a parlare con tutti quelli che hanno condiviso i nostri percorsi e anche chi non lo ha fatto, un silenzio con il quale vogliamo porre delle domande al nostro territorio, assieme al quale vogliamo chiedere che venga fatta giustizia su questa brutta vicenda e che vengano eliminati i dubbi che in questi giorni, in molti, hanno avuto e continuano ad avere. In questi giorni tanti sono venuti per solidarietà nei confronti dei due nostri amici, in tanti ci dicono che sono angosciati da questa vicenda, altri sono arrabbiati ed è per questo che noi abbiamo deciso di esserci, un’altra volta».
Dal tribunale, appunto, la silenziosa marcia attraverso il centro cittadino, scortati da polizia e carabinieri, fino a piazza dei Martiri, dove lo striscione è stato nuovamente issato per alcuni minuti. Minuti trascorsi in rigoroso silenzio, tra la curiosità e qualche gesto di approvazione da parte dei passanti. Poi un lungo applauso e la distribuzione in piazza del volantino della Casa dei beni comuni. Poche righe chiuse da una frase: «siamo uniti al fianco di chi oggi è colpito ingiustamente. Vogliamo giustizia». (ma.ce.)
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