Cortina: causa di lavoro per mobbing
Un dipendente di un supermercato dal giudice contro l'azienda
Approda nelle aule del tribunale di Belluno una causa per mobbing di un 50enne cortinese
CORTINA. Gestisce e coordina le attività dei dipendenti di un supermercato, verificando quantità e qualità della merce ed effettuando anche acquisti in piena autonomia. Una mansione da "direttore", più che da "capo reparto". Per questo motivo un cortinese di 50 anni, che rivendica un'adeguata qualifica, ha avviato una complessa causa di lavoro contro una nota azienda ampezzana chiedendo un risarcimento danni di oltre 35.000 euro. Tra i danni richiesti, vi sono anche quelli morali per una presunta condotta "mobbizzante" assunta dall'azienda nei suoi confronti. La prima udienza davanti al giudice del lavoro Anna Travia è stata fissata per il prossimo 14 giugno. Una causa di lavoro che si "combatte" su tre fronti: il riconoscimento della qualifica adeguata alle mansioni effettivamente svolte; il riconoscimento di un risarcimento per il superlavoro svolto negli ultimi anni che lo ha costretto anche a ricorrere alle cure mediche; l'assegnazione dell'incentivo da 1400 euro che l'azienda non gli ha più dato dall'anno 2007, guarda caso da quando il lavoratore ha "alzato" la testa per vedere riconosciuti i suoi diritti. Il lavoratore, assistito dagli avvocati Stefano Rossi e Andrea Doardo del foro di Padova, rivendica di essere il responsabile dell'intera struttura che fattura tre milioni di euro all'anno con sei-sette dipendenti fissi al suo servizio. Del resto, i legali del lavoratore, all'atto della formalizzazione della causa di lavoro, avvenuta nei giorni scorsi, hanno depositato delle lettere, indirizzate al dipendente dall'azienda, dalle quali si evince il suo ruolo di responsabile del supermercato. Per questo motivo chiede che gli sia riconosciuta la qualifica di direttore del supermercato. Non solo. Il dipendente lamenta nella causa di lavoro che si terrà a partire da giugno davanti al giudice Anna Travia, un comportamento vessatorio che l'azienda avrebbe assunto nei suoi confronti a partire dal 2008, quando sollevò il caso del carico di lavoro, delle numerose ore straordinarie e dei riposi settimanali frequentemente saltati. Da quell'anno in poi, il lavoratore sostiene, infatti, di essere stato bersagliato da quattro procedimenti disciplinari, per motivi a suo dire "infondati" e "capziosi", visto che nei sedici anni precedenti di onorato servizio non gli era mai stato rivolto alcun rimprovero. La parola passa, dunque, ai legali dell'azienda e del lavoratore e al giudice del tribunale del Lavoro, Anna Travia, a partire dal prossimo giugno. E, com'è prevedibile, non sarà certamente una questione che si concluderà in tempi brevi. Non solo per i numerosi testimoni che saranno chiamati a deporre davanti al giudice, ma anche per la complessità delle richieste del lavoratore.
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