Cortina: è guerra alle speculazioni edilizie
Il vicesindaco Verocai: «Scandalose le modifiche urbanistiche»
In alto il vice sindaco Stefano Verocai A destra una veduta di Cortina d’Ampezzo
CORTINA. Cortina dichiara guerra alla nuova legge urbanistica varata dalla Regione. E lo fa per bocca del vice sindaco Stefano Verocai: «I rischi di cementificazione per Cortina sono enormi, non possiamo permetterlo». La modifica alle legge del 2004 dà la possibilità di trasformare ruderi e baracche presenti in zona agricola in villette di 800 metri cubi; un apiario di 30 metri quadrati, può diventare una casa di tre piani. La novità sta nel fatto che con la legge precedente questa operazione era permessa solo a chi fosse titolare di un'azienda agricola, ora, invece, tutto ciò potrà essere fatto da chiunque. «A Cortina duecento ruderi potrebbero essere trasformati in duecento condomini, aprendo le porte a una speculazione con cifre da capogiro. Se infatti tutti i proprietari delle baracche facessero l'operazione», l'ancia l'allarme Verocai, «il plus valore delle case si aggirerebbe attorno agli ottocento milioni di euro, senza contare il fattore più importante, cioè il completo stravolgimento del paesaggio ampezzano dovuto alla sua cementificazione». Il vice sindaco non riesce a darsi pace: «E' paradossale, sembra un incubo. Questa legge dà la possibilità ai Comuni di pianificare l'edilizia convenzionata o varianti per zone ad uso sportivo; per fare un esempio, la legge permette di costruire una casa in diritto di superficie, ma sono giunta e consiglio comunale che decidono se si o se no. In questo caso, invece, l'articolo 6 dice che la Regione permette di costruire senza alcun controllo dell'amministrazione comunale. E' paradossale: l'amministrazione può dire no alla realizzazione di una casa in diritto di superficie, mentre non può niente contro la costruzione di un condominio in mezzo a un prato, perché l'operazione è stata autorizzata direttamente da Venezia. Ulteriore paradosso: con questa legge a Cortina si può edificare solo in zona agricola, cioè nei prati, ma continua ad esserci il divieto di costruire nelle zone vocate all'edilizia. Peggio di così non poteva andare». «La legge va rivista», tuona ancora il vice sindaco Verocai, «va inserita la possibilità per l'amministrazione comunale di decidere anche in caso di rustici che giacciono su zone agricole. Non si può obbligare un Comune come Cortina d'Ampezzo a recepire una legge che porta alla cementificazione della montagna, senza dargli la possibilità di decidere». L'amministrazione ampezzana già nel 2008 si era messa in contatto con la Regione su questo punto. Il sindaco Andrea Franceschi aveva scritto una lettera protocollata nella quale sottolineava il rischio concreto di speculazioni per il territorio ampezzano se si fosse permesso di edificare senza l'avvallo del consiglio comunale. Una lettera a cui non seguì alcuna risposta dai preposti uffici veneziani. «Dal primo giorno di mandato», conclude la disamina di Verocai, «ci stiamo battendo contro le speculazioni che minacciano il nostro territorio. E' vergognoso che da Venezia ci ostacolino in questo senso, contatteremo i nuovi vertici che nel 2008 non c'erano e ci auguriamo di essere ascoltati». E ancora: «Su un punto nevralgico per la pianificazione del territorio, in consiglio regionale su 60 membri ne erano presenti soltanto 36. Ma dove erano gli altri? Cosa li paghiamo a fare se non vanno nemmeno in consiglio a portare avanti le nostre istanze. E' scandaloso anche il comportamento del Partito Democratico: prima proclama guerra alla maggioranza, poi si astiene dal voto su un punto importante come questo. Che si vergognino tutti». Noi comunque non molleremo l'osso. Fino a che non daranno la possibilità al consiglio di decidere, porteremo avanti la nostra battaglia».
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