Cortina, il mondo della cultura piange la morte di Pappacena

IL LUTTOSe n’è andato nella notte tra lunedì e ieri, martedì; ha raggiunto la moglie Gianna, cui era tanto legato e che era mancata qualche anno fa, alla quale aveva dedicato un libro di poesie, l’ult...

IL LUTTO

Se n’è andato nella notte tra lunedì e ieri, martedì; ha raggiunto la moglie Gianna, cui era tanto legato e che era mancata qualche anno fa, alla quale aveva dedicato un libro di poesie, l’ultima sua raccolta di versi. Roberto Pappacena a Cortina lo conoscevano tutti: una persona solare, positiva, che amava la vita, sempre pronto a dispensare parole buone e di gratitudine nei confronti di chiunque e di qualsiasi cosa.

Nato a Lanciano, in Abruzzo, il 15 gennaio 1923, aveva 95 anni. Si era laureato in Lettere alla Normale di Pisa, «durante gli anni in cui frequentava anche l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi», come il professore spesso amava ricordare. Era giunto a Cortina come insegnante oltre cinquant’anni fa, e qui è rimasto fino alla fine dei suoi giorni.

Roberto Pappacena era l'uomo, il professore, il letterato e il poeta, il giornalista, l’amante dell’arte e della cultura. Lavorava al Gazzettino quando ci fu la strage del Vajont: uno shock di cui ogni tanto narrava.

Amava la Cortina letteraria degli anni Settanta/Ottanta, quando fervevano gli incontri del Circolo Stampa Cortina, con protagonisti Indro Montanelli, Alis Levi, Dino Buzzati, Nantas Salvalaggio e molti altri.

La Cortina dei salotti e dei caffè letterari, dei concerti jazz nei locali dell’epoca, di cui lui amava tanto ricordare. È stato preside dell’Istituto d’Arte di Cortina, cui ha dedicato un libro.

Molte le sue pubblicazioni di poesie, l’ultima è “Tu”, del 2012, dedicata all’amata moglie. Ha collaborato con varie riviste locali, tra cui la rivista “Cortina” e il mensile “Voci di Cortina”, di cui è stato dal primo numero membro del comitato di redazione e correttore delle bozze, oltre a curare la pagina della cultura.

La sua professione di insegnante lo aveva avvicinato ai giovani, ed era con loro che voleva rimanere, sempre, perché «la vecchiezza non esiste», come spesso diceva. Da un paio d’anni faceva la spola tra Cortina e Bologna, dove risiedono i suoi figli; ed è lì che è mancato.

«Ha cominciato a sentirsi male un mese fa, esattamente il giorno dopo che lo abbiamo portato a Bologna da Cortina», spiega la figlia Laura, «abbiamo dovuto ricoverarlo per delle crisi respiratorie. In queste ore avremmo dovuto decidere cosa fare: se addentrarci in un accanimento terapeutico, o se lasciare che la vita e la morte facessero il loro corso. Lui ci ha aiutati: si è addormentato e se n’è andato. È riuscito a condurre una bella vita fino alla fine. È sempre stato bene, fino a un mese fa si è goduto l’esistenza».

La famiglia ha deciso immediatamente di portare a Cortina la salma per il funerale (che è stato fissato per venerdì alle 15 in Basilica) e per la sepoltura accanto all’amata moglie Gianna. —

Marina Menardi

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