Cortina. Prime case, sì agli ampliamenti in centro

Stasera la delibera va in aula: il Comune si è appoggiato ad un legale per andare oltre le indicazioni della Regione
Cortina d'ampezzo - Il centro di Cortina d'Ampezzo
Cortina d'ampezzo - Il centro di Cortina d'Ampezzo

CORTINA. Stasera in consiglio si voterà la delibera che rigetta il Piano casa regionale per quanto riguarda le seconde case, le attività ricettive, produttive, economiche e commerciale, ma accetta il Piano, con determinate condizioni, sulle prime case.

Anzi l'amministratore intende ampliare i benefici sulle prime case, ai veri residenti, anche nelle aree del centro storico e dei villaggi che la legge regionale invece vieterebbe.

Il nocciolo della questione sta tutto nel concetto di prima casa. La Regione ha deciso che le amministrazioni comunali possano esprimersi in consiglio sulle seconde case, Cortina vuole invece esprimersi anche sulle prime case. Vista la delicatezza del tema, e i numerosi ricorsi al Tar che si preannunciano e che in passato ci sono stati, l'amministrazione si è affidata al parere legale di Alessandro Calegari del foro di Padova. Il parere è stato protocollato lunedì in municipio e farà da spalla alla delibera che si voterà stasera.

«La questione della prima casa è certamente la più delicata», ammette Calegari nel suo parere, «anche perché il legislatore regionale non ha interamente disciplinato la materia, lasciando ad esempio indefiniti i concetti di “residenza” e di “familiare” e soprattutto quali garanzie e sanzioni debbano prevedersi per garantire l’effettività dell’impegno a mantenere la residenza per un certo periodo dal rilascio dell’agibilità». La legge regionale prevede infatti che chiunque si impegni tramite una semplice autocertificazione a spostare la residenza per 24 mesi dall'ottenimento dell'agibilità possa ottenere i benefici previsti dal Piano casa. «Così stando le cose», sottolinea il vice sindaco Stefano Verocai, «tutti i proprietari di seconde case diventerebbero residenti e se invece non lo fanno noi non possiamo intervenire e perderemmo però l'introito dell'Ici, dopo aver avuto un notevole aumento di volumi sul nostro territorio». Calegari sembra aver trovato la strada per garantire legittimità alla proposta ampezzana. «Si può ragionevolmente ritenere che i Comuni abbiano il potere di integrare le lacune della legge», sottolinea nel suo parere, «e, dunque, definire i concetti di residente e familiare e stabilire forme, garanzie e sanzioni idonee a rendere effettivo e vincolante l’impegno assunto dai privati. In tale ottica si muove la proposta di delibera, la quale àncora il concetto di residenza alla presenza per un certo numero di giorni all’anno, così come previsto dal regolamento comunale in materia di Ici e limita il novero dei familiari ai parenti ed affini entro il quarto grado ed ai conviventi al momento dell’entrata in vigore della legge».

Ma la novità per i residenti è che il Comune intende ammettere l’ampliamento delle prime case anche nel centro storico con alcune limitazioni che vogliono «prevenire», come spiega l'avvocato, «un utilizzo distorto della legge e garantire che possano beneficiarne solo quanti debbano effettivamente soddisfare un’esigenza abitativa, tenuto conto anche della carenza di parcheggi e dell’attuale dimensionamento della rete di fognatura, in relazione al fatto che la legge non impone, per le prime case, l’adeguamento delle opere di urbanizzazione». «Stavolta», chiosa Verocai, «nessuno potrà dire che non abbiamo voluto aiutare i veri residenti. La delibera è chiara e permette ampliamenti a chi vive e lavora a Cortina, ma li vieta agli speculatori. Mi auguro che ci sia l'unanimità nel voto ma visto il consiglio di martedì sera dubito fortemente».

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