Cortina: urbanistica, nuova stretta

Cambiare destinazione agli edifici publici sarà più difficile
La sede cortinese del distretto sanitario che la Usl vuole vendere Nelle altre foto, Roberto Gaspari e (sotto) una fase del consiglio
La sede cortinese del distretto sanitario che la Usl vuole vendere Nelle altre foto, Roberto Gaspari e (sotto) una fase del consiglio
CORTINA.
Gli edifici pubblici che intendono cambiare destinazione in residenziale dovranno avere il consenso del consiglio comunale.  Con undici voti favorevoli e l'astensione di "Cortina Dolomiti", ieri mattina il consiglio (iniziato alle 7,30) ha deliberato la nuova normativa che tutela il mantenimento dei servizi sul territorio. Una delibera quantomai urgente, visto che la Usl vuole cambiare la destinazione d'uso del distretto in via Cesare Battisti e venderlo come residenziale. Un'operazione che, stando ai si dice, frutterà oltre nove milioni. Ora il progetto della Usl dovrà passare al vaglio del consiglio comunale e l'Amministrazione chiederà ampie garanzie.  «Questa delibera», ha ammesso il sindaco Andrea Franceschi, «vuole metterci al riparo da sorprese in primis in relazione al progetto della Usl. Noi non possiamo proibire all'Ente sanitario di vendere il distretto, né di farci appartamenti; ma vogliamo mettere i puntini sulle "i". Vogliamo cioè che la Usl dia garanzie che i servizi siano mantenuti sul territorio. I soldi che la Usl prenderà dalla vendita dovranno essere investiti per la sanità di Cortina, quindi al Codivilla e poi per gli ospedali di Pieve e di Auronzo. Ora, a livello sanitario, si parla per territori ampi; quindi è giusto pensare anche al Cadore. Vogliamo che i soldi e i servizi primari per la comunità non vadano a finire in territori lontani», ha concluso Franceschi, «come sarebbe potuto avvenire se non si fosse approvata questa delibera».  Il consiglio comunale, organo sovrano nelle decisioni del paese, ora avrà quindi una nuova possibilità di tutelare i cittadini.  «Vogliamo garantire i servizi ai cittadini», ha sottolineato l'assessore all'Urbanistica Verocai, «e avere un controllo sulla destinazione delle risorse del paese».  Nella norma vengono inseriti solo gli edifici del centro a interesse pubblico, esclusi gli alberghi. Non fanno parte degli edifici in oggetto gli immobili della parrocchia, come era stato detto durante la commissione preconsiliare.  «Gli edifici della parrocchia», ha spiegato il direttore generale Agostino Battaglia, «non rientrano nei servizi pubblici perché hanno una destinazione diversa».  Perplessi i consiglieri di "Cortina Dolomiti" che si sono astenuti dal voto.  «Una norma dovrebbe avere a monte un censimento degli edifici in questione», ha sottolineato Luigi Alverà; e come lui si è espresso il collega Gianpietro Ghedina, che ha detto che sarebbe stato opportuno avere anche un parere legale e «capire se questo vincolo potrà causare danni ai cittadini». Pronta la risposta di Verocai. «I cittadini saranno tutelati dal consiglio comunale», ha detto, «inoltre gli edifici pubblici del centro in questione non sono dei cittadini, in quanto gli alberghi li abbiamo tolti dalla delibera. Infine avevamo il problema di non poter garantire i servizi avvicinandosi la vendita del distretto sanitario da parte della Usl. Ho chiesto ai tecnici dell'Ufficio urbanistica di risolvere il problema e lo hanno fatto. Io mi fido dei nostri tecnici ed è inutile spendere soldi in pareri legali e perdere tempo quando la Usl ha già pronto il progetto di cambio di destinazione e non si può aspettare».

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