«Così venivo umiliata in ufficio»

Prima udienza del processo a carico di un noto imprenditore bellunese accusato di aver “mobbizzato” un’impegata
Un'aula di tribunale in un'immagine d'archivio.
Un'aula di tribunale in un'immagine d'archivio.

BELLUNO

«Mi accusava di non essere in grado di lavorare e di non sapere nemmeno leggere una fattura. Ho trascorso otto mesi in quell’azienda fino a quando ho deciso di dare le dimissioni. Non ce la facevo più a reggere il clima ostile creato attorno a me». Ha parlato per quasi un’ora, una donna di 33 anni che accusa di mobbing un noto imprenditore bellunese, Mario Azzalini, 83 anni (difeso dall’avvocato Anna Casciarri), titolare dell’omonima ditta che commercia in gas e combustibili. La donna (parte civile con l’avvocato Ferdinando Coppa) ha pronunciato pesanti parole d’accusa contro l’anziano imprenditore bellunese, ieri, alla prima udienza del processo per maltrattamenti sul posto di lavoro.

«Il mio datore di lavoro - ha raccontato la donna - inveiva spesso contro di me. Sembrava quasi volesse sfogare la sua rabbia. Mi diceva di tutto: che ero incapace e che non sapevo fare il mio lavoro».

La donna ha lavorato, come impiegata, per 8 mesi nella ditta bellunese, dal novembre del 2007 al giugno del 2008. «A volte mi diceva - ha continuato - che non dovevo prendere le pillole dell’amore oppure che tramavo alle sue spalle. Mi dava della “No Global” ed un giorno in un foglio scrisse che ero indegna di fare quel lavoro».

La parte offesa era stata nominata responsabile del settore che gestisce alcuni distributori di benzina in Francia. «Azzalini - ha precisato - ha sempre avuto un rapporto “predominante” sui dipendenti e non risparmiava i modi bruschi a nessuno. Ma io sembravo essere il suo bersaglio preferito con umiliazioni e frasi pesanti pronunciate anche davanti ai miei colleghi».

Il processo penale è arrivato dopo che sulla vicenda il giudice del tribunale del Lavoro, Anna Travia, aveva riconosciuto alla donna, che nel frattempo s'era licenziata per giusta causa, il pagamento di diverse mensilità da parte della sua ex azienda. «Un giorno - ha continuato - arrivai ad un punto tale di esasperazione da sfidarlo invitandolo a licenziarmi se non era contento del mio lavoro. Ma lui mi rispose che aveva bisogno di me soltanto perché conoscevo il francese. Sono arrivata al punto di patire fisicamente la sua presenza in ufficio. A giugno 2008 decisi di licenziarmi: non potevo andare avanti passando notti insonni e coi sintomi di depressione e tachicardia».

L'inchiesta del sostituto procuratore Simone Marcon è scattata, un paio d’anni fa, dopo che sul suo tavolo è arrivata la dettagliata denuncia dell'ex dipendente contro l'imprenditore bellunese. All’udienza di ieri erano presenti anche alcuni colleghi della parte offes che hanno confermato di aver sentito l’imprenditore pronunciare le frasi pesanti nei confronti della dipendente. «Azzalini - ha detto una testimone - aveva un atteggiamento perentorio con tutti, ma con la mia collega s’è dimostrato particolarmente aggressivo».

Un’altra collega ha confermato di aver sentito Azzalini inveire contro la parte offesa: «Era effettivamente una brava dipendente. Non capisco nemmeno io le ragioni di questo contrasto». Si torna in aula il 14 febbraio.

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