Costa caro soccorrere persone illese: fino a 7500 euro
BELLUNO. Fatture pesanti per chi prende la montagna alla leggera. Nel confrontare i dati dell’attività svolta dal Suem 118 e dal soccorso alpino in montagna nel periodo giugno-luglio del 2015 e del 2016, emerge una sensibile diminuzione degli interventi ma una crescita delle chiamate che potrebbero essere evitate con la dovuta preparazione delle persone.
«La montagna non è un parco divertimenti, nasconde molti pericoli» ha spiegato il direttore generale della Usl Adriano Rasi Caldogno, ricordando che banali disattenzioni attivano dei soccorsi che hanno dei costi molto elevati che ricadono, secondo la regolamentazione regionale, anche sull’utente.
Le tariffe in vigore per gli interventi in cui l’assistito risulti illeso ammontano a 90 euro per ogni minuto di volo dell’elicottero fino a un massimo di 7.500 euro o fino a 1.500 euro in caso di intervento via terra. La buona notizia è che il numero totale degli interventi è sensibilmente diminuito rispetto all’anno scorso (-19%) anche se il dato potrebbe essere stato influenzato dalle diverse condizioni del meteo.
Quello che preoccupa, però, è il numero di interventi in codice bianco (priorità minima) per il quale viene richiesto l’intervento dell’elicottero: quasi il doppio rispetto al 2015.
«Le chiamate per l’elisoccorso sono cresciute in generale dell’8.5% e si concentrano soprattutto nei sabati e nelle domeniche - spiega il dottor Cipolotti, direttore del Suem – ma deve far riflettere che i codici bianchi siano praticamente raddoppiati. Vorremmo sensibilizzare le persone su come approcciarsi alla montagna, spesso prendere troppo alla leggera un’attività sportiva o una semplice escursione porta a situazioni di grande pericolo».
Se l’interesse per la propria incolumità non dovesse bastare, si dovrebbe almeno fare i conti con il portafoglio: «Aspettando i dati del 2016, dobbiamo riscontrare come nei due anni precedenti siano stati fatturati oltre 650.000 euro con una media di circa 2.500 euro a intervento a carico della persona soccorsa; cifre importanti che dovrebbero portare la gente a riflettere prima di avventurarsi in montagna senza esperienza o l’adeguata attrezzatura».
Nonostante questo, va precisato che il costo del servizio per le casse della sanità è ben maggiore, visto che si parla di oltre due milioni e mezzo di euro all’anno. A commentare con preoccupazione questi dati è anche Alex Barattin, delegato provinciale del Soccorso alpino: «Le tipologie d’intervento più frequenti ci fanno capire come troppo spesso manchi la giusta preparazione da parte di chi si avventura in montagna. Uno degli errori più grossi che riscontriamo è la superficialità negli orari scelti per le escursioni, spesso chi ci chiama è partito in tarda mattinata e si è fatto sorprendere dall’oscurità prima di essere tornato a casa, infatti le chiamate si concentrano soprattutto verso sera in prossimità della fine del servizio, complicando ancora di più l’intervento. Una buona regola da tenere a mente sarebbe di essere di ritorno già per l’ora di pranzo».
Un’altra fonte di chiamate è la sempre maggior presenza di amatori che si lanciano in attività potenzialmente pericolose senza la dovuta esperienza: «A differenza del passato – prosegue Barattin – ora abbiamo due tipologie di alpinisti: quelli molto esperti e quelli senza la minima preparazione. Le tipologie di intervento più frequenti sono sostanzialmente da attribuire a caduta, incapacità o malore. L’affidamento che viene fatto oggi nelle nuove tecnologie rischia spesso di trarre in inganno: il cellulare e gli altri strumenti sono utili ma non devono sostituire la logica».
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