“Coste del Feltrino” chiederà il marchio Doc
Cresce la produzione vinicola tanto che il Consorzio Coste del Feltrino ha deciso di chiedere il marchio “doc”. Ma l’attività non si ferma qui: l’intenzione è di spingere sulla sostenibilità ambientale, portando le api nei vigneti.
Questi gli obiettivi della viticoltura feltrina, che sarà presente per la prima volta a Vinitaly. Sarà Kristian Ghedina il testimonial dei vini bellunesi alla fiera veronese che si apre domenica. Il discesista ampezzano sarà ospite dello stand di Confagricoltura, assieme all’assessore regionale al turismo Federico Caner, per la presentazione della “Viticoltura eroica nel Bellunese”, prevista martedì alle 12 nello stand E2-E3/F2-F3 del padiglione della tensostruttura D in fiera.
Ghedina, oltre che grande campione, è anche un grande appassionato di agricoltura. Con la famiglia conduce un’azienda a Cortina, con una stalla di vacche da latte e l’agriturismo Jaegerhaus con prodotti biologici. Prima dell’incontro sui vini, Ghedina parlerà (ore 11, sempre nello stand di Confagricoltura), anche dei Mondiali 2021 e della candidatura per le Olimpiadi 2026 di Cortina, di cui è un grande sostenitore.
Dei vini eroici tratteranno Enzo Guarnieri (in foto), presidente del Consorzio di tutela Coste del Feltrino, e Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno, con il capo regionale Lodovico Giustiniani. Saranno presenti cinque cantine del Feltrino, che si contraddistinguono per la “viticoltura eroica”, cioè legata alle forti pendenze e alla manualità delle lavorazioni. Un’attività che punta a recuperare terreni che altrimenti resterebbero incolti e abbandonati e che, dopo il Feltrino, sta prendendo piede anche in Valbelluna, da Mel a Lentiai, fino a Limana, e in Alpago.
«È una vera e propria attività economica», spiega Enzo Guarnieri. «C’è molto fermento attorno alla viticoltura eroica, sia da parte dei produttori in continua crescita, sia da parte degli esperti e degli addetti ai lavori, che apprezzano la tipicità e la qualità di queste produzioni. Anche i ristoranti di alto livello cominciano a conoscere questo prodotto di nicchia e a richiedere le nostre bottiglie sulle loro tavole».
Nel consorzio ci sono 12 aziende, per un totale di 30 ettari e 1.500 ettolitri di vino all’anno: «Numeri che ci hanno consentito di avviare le pratiche per chiedere la denominazion di origine controllata, che si chiamerà Coste del Feltrino. L’iter è complesso, ma abbiamo tutte le carte in regola e puntiamo dritti all’obiettivo. Contiamo di arrivare presto a 40 ettari e di continuare a lavorare per migliorare le produzioni, anche con vinificazioni differenti», sottolinea Guarnieri. «Vediamo con favore anche la diffusione delle viti resistenti, che possono facilitare le difese dagli attacchi dei parassiti, dato che, a certe altitudini i trattamenti sono difficili da effettuare».
Un altro obiettivo è l’integrazione delle produzioni con l’attività della sostenibilità ambientale: «Vogliamo potenziare il progetto che punta a portare le api nei vigneti e anche aumentare il numero di soci con la certificazione Sqnpi, il riconoscimento ministeriale dato alle cantine che adottano strategie e soluzioni agronomiche nell’ottica di un minor impatto ambientale». È presto, invece, per parlare di cantina sociale. «Siamo lontani dalle produzioni necessarie perché una cantina sociale possa funzionare, però è quella la strada da intraprendere». —
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