Costo dell'acqua, Roccon attacca tutti: sindaci, Pd, Piccoli
BELLUNO. «Ci sono tante cose da chiarire». Inizia così, Franco Roccon. Parla di acqua, di Bim Gsp, di quello che è successo. Di come si è arrivati a un buco che ha sfiorato i 90 milioni di euro. «Farò nomi e cognomi», aveva annunciato. Rispetta l’impegno preso. «Sono stato presidente di Bim Gsp dal 2005 al novembre 2011», spiega. «In sette anni ho ricevuto lo stipendio solo per uno. Questo per rispondere ai post vergognosi che sto leggendo su facebook in questi giorni». Più avanti dirà che li sta conservando tutti e che si riserva di agire per vie legali contro chi dovesse esagerare con i toni.
«Ho gestito la società nel momento più difficile, dopo Orlando Dal Farra». Ha ereditato anche il piano investimenti da 172 milioni di euro, che avrebbe dovuto essere finanziato con la tariffa. «L’Ato stimò che sarebbero stati venduti 24 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, Già il 31 marzo del 2005 segnalai all’Autorità d’ambito (formata dai sindaci, ndr) che non potevamo stare in piedi con quella tariffa. I mc di acqua venduta erano già diventati 19: significava 5 milioni di euro di incassi in meno, ogni anno. La tariffa non permetteva di sostenere quel piano investimenti».
Gsp andò in prestito dei soldi dalle banche, continua Roccon: «Ho firmato esposizioni bancarie per 32 milioni di euro». Non sarebbe stato sufficiente non avviare i lavori previsti dal piano? «Non potevamo, perché nel disciplinare fra la società e l’Ato erano state previste penali se non li avessimo fatti».
Roccon dunque sostiene di aver segnalato, e più volte, la necessità di adeguare la tariffa: «A ogni bilancio, c’era una nota della società che lo chiedeva. L’ho segnalato più volte al Comitato istituzionale, di cui facevano parte sindaci come Ennio Vigne e Loredana Barattin. L’ho segnalato anche al direttore dell’Ato Campanelli. Il 31 marzo del 2011 ho diffidato l’Ato per non aver mai adeguato la tariffa. E anche la Corte dei conti e il collegio dei revisori hanno segnalato in questi anni che bisognava adeguare la tariffa. Avrebbe dovuto deciderlo l’Ato, la società è solo un esecutore».
«Il primo aumento, del 5%, è arrivato nel 2007», prosegue Roccon. «Ma non è stato adeguato il piano d’ambito». Ce l’ha con i sindaci, Roccon, «che nel momento difficile non si sono assunti le loro responsabilità». La tariffa non è mai stata aumentata «perché c’era sempre qualche elezione di mezzo. Qualcuno mi disse anche di abbassarla».
L’ex presidente di Gsp non risparmia nessuno. Il Pd, «che ha portato a casa un’operazione magistrale, azzerando i vertici di Gsp per metterci persone di sinistra», dice citando Giuseppe Vignato e Maria Teresa De Bortoli, presidente dell’Ato. Artefice di questa operazione, sostiene, è «Roger De Menech, che ha costruito la sua carriera su questo».
La guerra contro di lui, continua Roccon, «è iniziata quando mi sono opposto all’assunzione di falegnami e carrozzieri in Gsp. Cosa c’entravano con la società? Sono rimasto solo quando anche Piccoli mi ha voltato le spalle. E anche Vigne. Sono diventato il capro espiatorio». A marzo 2012 arriva all’Ato anche un parere dello studio legale Dal Pra, di Padova. Dice che «lo squilibrio nella gestione era provocato da un piano d’ambito iniziale sbagliato», prosegue.
Perché non rendere pubblico tutto subito? «È stato un mio errore», ammette Roccon. «Ma avevo rassicurazioni da parte politica, da Piccoli, che la tariffa sarebbe stata adeguata». E perché dire, ad ogni approvazione dei bilanci, che Gsp era in attivo? «La società non ha mai chiuso in negativo, perché aveva al suo interno i settori idroelettrico e gas». E l’acqua aumenterà ancora: «Ho fatto delle proiezioni: pagheremo il 135% in più rispetto al 2011, per coprire gli investimenti».
«Sono stufo di portare la croce per colpa di altri», conclude. «Per sette anni la società ha sofferto le mancanze di chi l’ha portato sull’orlo del baratro».
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