«Costretto a chiudere il negozio»
BELLUNO. La si potrebbe definire una “storia di ordinaria burocrazia”, se non fosse che sono coinvolti sei lavoratori, che da lunedì saranno in cassa integrazione. Il supermercato nel quale hanno lavorato negli ultimi otto mesi, infatti, chiude (oggi è l’ultimo giorno) perché la burocrazia si è messa di traverso, e il fatturato ne ha risentito a tal punto che ai soci non conviene più tenere aperto il punto vendita.
Teatro della vicenda è il supermercato A.V. di via Agordo, vicino al distributore Azzalini, aperto l’8 dicembre dello scorso anno nei locali che un tempo ospitavano una concessionaria di auto. Il motivo della chiusura è semplice: una parte del fabbricato, quella originaria edificata nel 1981, è stata eretta “con clausola di precarietà”, e se l’ampliamento realizzato cinque anni più tardi (oggi lo stabile è di 570 metri quadrati)è in regola, non lo sono i 270 metri quadrati sul retro. La parte originaria della struttura, insomma, non può essere utilizzata, e a metà maggio sono arrivati i sigilli che impediscono al titolare di utilizzarla.
«A questo punto le dimensioni del supermercato non sono più sufficienti per il tipo di servizio che volevo dare», spiega Renato Vignato, amministratore del negozio (è in società con Mario Azzalini, proprietario dell’immobile). «Inoltre aver chiuso la parte posteriore ha provocato un calo del fatturato notevole». Così oggi sarà l’ultimo giorno di apertura del supermercato, e da lunedì i sei dipendenti saranno in cassa integrazione.
Per ripercorrere la genesi di questa vicenda bisogna risalire all’inizio degli anni ’80, quando in quella che nel Prg è definita “area agricola” vennero edificati i 270 metri quadrati che costituiscono il primo nucleo dell’attuale fabbricato. Allora la concessione a costruire fu data con “clausola di precarietà”, ma lo stabile è tuttora in piedi. Anzi, cinque anni dopo è stato anche ampliato, per ospitare una concessionaria, che è rimasta in via Agordo diversi anni.
È nel 2010 che entrano in scena Vignato e Mario Azzalini, che si uniscono in società per creare un supermercato in una zona dove ce n’è effettivo bisogno. «Nessuno ha trovato tra le carte questa clausola di precarietà, e nessuno ci ha detto che c’era», spiega Vignato. Tutti se ne accorgono nell’agosto di quell’anno, quando viene rigettata la Dia (dichiarazione di inizio attività). «Un mese dopo abbiamo avuto una riunione con l’ufficio urbanistica per cercare di trovare una soluzione, ma tutto si è fermato».
Gli inghippi riguardano la parte posteriore, non quella anteriore. Il 27 settembre 2011 viene presentata richiesta di ampliamento dell’attività (commerciale) nei 270 metri quadrati posteriori allo sportello unico attività produttive «e visto che la legge dice che la procedura si deve concludere in 60 giorni, noi in dicembre pensavamo che l’iter si fosse concluso e abbiamo aperto il supermercato», prosegue Vignato. Così non era, perché la conferenza dei servizi è stata convocata solo nell’aprile 2012, a supermercato già aperto.
Un mese dopo arrivano i sigilli che chiudono al pubblico la parte posteriore del negozio, e a cascata arriva il crollo del fatturato, che porta i due soci a decidere di chiudere. In mezzo c’è un ricorso al Tar (respinto) e ora quello al consiglio di Stato.
«Chiediamo solo che si trovi una soluzione per sanare questa situazione», conclude Vignato. «Noi ne abbiamo presentate, ma non si arriva mai a una risposta chiara: si può sanare o no? Se sì, vediamo di capire come, se no, che lo mettano nero su bianco, in modo da avere un documento su cui si possa fare ricorso».
«Siamo in un limbo amministrativo», conclude Vignato. «L’attuale sindaco si è già attivato per vedere di trovare una soluzione, e speriamo di poter riattivare il punto vendita». Lo sperano anche i residenti a Chiesurazza, Mares e in via Agordo, che hanno affisso una nota all’interno del negozio nella quale segnalano l’importanza che quel supermercato riveste per la zona, e chiedono all’amministrazione di attivarsi per superare il problema.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi