Crac Acc di Mel, il gip chiede l’imputazione coatta
MEL. Nessuna archiviazione per il crac di Acc compressors. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pordenone, Monica Biasutti ha depositato ieri un provvedimento con il quale dispone che il pm proceda all’imputazione coatta entro dieci giorni e iscriva nel registro degli indagati anche gli altri due componenti del cda della società, l’avvocato Paolo Pecorella e il dottor Fausto Cosi, oltre al presidente del cda di Acc compressors e managin director della società Alixpartners, Luca Amedeo Ramella. Nei confronti di tutti e tre gli ex amministratori del gruppo Acc era stata sporta denuncia da parte del commissario straordinario dell’azienda in liquidazione Maurizio Castro.
Alla vigilia dell’udienza preliminare si era pronunciata addirittura la Procura generale di Trieste, chiedendo la riapertura delle indagini sulla bancarotta, mentre fuori dal tribunale, il giorno dell’udienza, manifestavano sindacalisti, lavoratori ed esponenti politici di Mel, dove era presente uno degli stabilimenti della storica azienda produttrice di elettrodomestici.
La Procura di Pordenone aveva, infatti, chiesto l’archiviazione del procedimento, alla quale si era opposto il commissario straordinario di Acc compressors in liquidazione Maurizio Castro, assistito dall’avvocato Marcello Elia del foro di Milano. L’ultima parola spettava al gip Biasutti, che ha scelto di riaprire il caso.
Castro ha sottolineato, in occasione del presidio dei lavoratori, che il dissesto dell’azienda è stato quantificato in 450 milioni di euro.
In dieci anni l’Acc, da leader nel settore per qualità di prodotti e quota di mercato, è andata in rovina. Per la parte civile la responsabilità del crac va ascritta agli ex amministratori. Da qui la scelta prima di sporgere denuncia e poi di opporsi all’archiviazione dell’inchiesta. La decisione del gip riaccende ora le speranze dei lavoratori che chiedono giustizia.
Il collegio difensivo del presidente del cda Ramella, formato dagli avvocati Bruno Malattia e Panella, ritiene invece che non siano per nulla condivisibili le ragioni esposte dal giudice per la indagini preliminari Monica Biasutti e «si preparano ad affrontare serenamente l’ulteriore seguito del procedimento, sul quale probabilmente non ha mancato di avere influenza un improprio battage mediatico».
Cosa succederà ora? La palla passerà in Procura. Il pubblico ministero redigerà l’imputazione coatta entro il termine fissato dal giudice Biasutti e a quel punto il fascicolo ritornerà nuovamente in udienza preliminare, dove sarà disposto eventualmente il rinvio a giudizio.
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