Crac Acc, il pm chiede il rinvio a giudizio dell’ex ad Ramella

La procura non ha proceduto contro altri due del Cda L’udienza preliminare fissata per l’8 ottobre a Pordenone

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Il pubblico ministero del tribunale di Pordenone, Raffaele Tito, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex ad dell’Acc Compressor spa di Mel nonché managing director di Alix Partners srl, Amedeo Ramella (difeso dai legali Bruno Malattia del foro di Pordenone e Luigi Panella di Roma) per bancarotta semplice, preferenziale, fraudolenta per distrazione. Imputazioni che ricalcano quelle richieste dal gip Biasutti.

Sul tavolo ci sono i 450 milioni di euro di buco che sarebbe stato fatto dal vecchio consiglio di amministrazione di Acc. L’udienza preliminare è fissata per l’8 ottobre alle 9 a Pordenone. In questa occasione sindacati e Regione Veneto potranno costituirsi parte civile.

Rispetto alle richieste avanzate dal gip di Pordenone l’8 giugno, il pm Tito ha ritenuto di non chiedere il rinvio a giudizio per gli altri due membri dell’allora consiglio di amministrazione Pecorella e Cosi.



Il 15 gennaio scorso il pm aveva chiesto l’archiviazione delle indagini, richiesta contro cui il commissario straordinario Castro aveva presentato opposizione.

All’udienza del 9 maggio, che doveva risolvere la situazione, era intervenuta la Procura generale di Trieste, che con una nota aveva praticamente chiesto un supplemento di indagini. Con questo documento sul tavolo, il gip di Pordenone Monica Biasutti si era presa tre settimane per decidere. E l’8 giugno ha depositato il provvedimento di imputazione coatta.

Di fronte a ciò, il pubblico ministero ha seguito le indicazioni, passando alla formulazione dei capi di imputazione, pur riconoscendo che la formulazione «appare oggettivamente problematica e difficoltosa».



Il pm Tito, «interpretando l’ordinanza del gip», passa poi a stendere i capi di imputazione per Ramella. Che sono: bancarotta semplice per aver aggravato il dissesto (per l’aumento dei costi per il rapporto di consulenza dal 2008 al 2012 come capo di Aliz Partner) astenendosi dal richiedere la dichiarazione di fallimento; di bancarotta preferenziale e fraudolenta per distrazione perché «prima della procedura fallimentare, per favorire se stesso come capo di Alix Partners, aveva continuato a percepire i compensi fino al 2012, distraendo, occultando e dissipando denaro dell’impresa». Nel dispositivo sono poi riportate anche le altre accuse legate ai rapporti con la ditta austriaca. —



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