Crac da 500 mila euro nell’azienda di mobili i due soci a processo

Gigi Sosso

AURONZO

Buco da 500 mila euro alla Bottega dell’Arte. Giovanni Paolo e Davide Zandegiacomo Bianco sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari Enrica Marson, dopo il fallimento dell’azienda di produzione e ingrosso di arredamento dichiarato il 16 aprile di due anni fa dal giudice Paolo Velo. Era stato il procuratore Paolo Luca a chiedere il processo per entrambi i soci. Secondo l’accusa, hanno ritardato la richiesta di fallimento, anche se fin dal 2015 il destino dell’azienda sembrava quello, e si sono impossessati di più di 539 mila euro a titolo di prelevamento soci invece di ripianare il debito.

La prima udienza del processo è già in calendario per il 18 maggio dell’anno prossimo, di fronte a un tribunale collegiale, e gli imputati sono difesi dall’avvocato padovano Fabio Pinelli, che per curiosità ha tra i suoi clienti anche Luca Morisi, l’ex capo della comunicazione del segretario della Lega, Matteo Salvini.

Tra le accuse che la Procura muove ai due imputati ci sono anche pagamenti in favore del fornitore svizzero Zdw Living Ag di Zurigo, una società riconducibile a Giovanni Paolo, allo Studio commercialista Rossetto e Bottignolo di Valdobbiadene e allo Studio legale Lodovico Fabris invece che ai creditori. Sempre secondo l’accusa, la società svizzera ha ricevuto oltre 153 mila euro tra il 2016 e il 2018; e commercialista e avvocato 30 mila. Eppure non c’erano incarichi scritti o autorizzati da parte degli organi della procedura di concordato del 20 luglio 2018.

Riassumendo: i Zandegiacomo Bianco sono accusati di aver aggravato il dissesto dell’azienda e il proprio, evitando di chiedere il fallimento nel 2015, quando era chiaro lo stato d’insolvenza, diventato evidente due anni dopo. Alla data del fallimento, l’indebitamento era di oltre 300 mila euro e in seguito è salito a 500 mila. Secondo, di aver distratto 539 mila euro e, terzo, di aver fatto i pagamenti in Svizzera e in provincia di Treviso invece che ai creditori. —



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