Cresce il numero di cervi, ormai sono più di ottomila
Il fenomeno è legato al cambiamento del territorio sempre più boschivo Continua l’epidemia di rogna che ha colpito i camosci: è arrivata nel Feltrino
BELLUNO. Passo dopo passo, il cervo conquista terreno rispetto al capriolo. Una crescita in termini numerici che corre in parallelo con l’invecchiamento dei boschi nel Bellunese. Secondo la stima più recente in possesso della Provincia di Belluno il mammifero, un tempo una presenza rara sulle nostre montagne, è cresciuto di altre 300 unità rispetto allo scorso anno arrivando ad una numero complessivo di 8.100 esemplari, ai quali vanno aggiunti quelli del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
Quella del cervo è una crescita lenta ma costante. Rispetto al 2013 il numero di animali stimato nel Bellunese è aumentato di 450 unità. Scende, invece, il numero di caprioli: erano 14.400 nel 2013, oggi sono 13.800. Il dato è in leggera crescita rispetto allo scorso anno (circolano 200 caprioli in più) ma la tendenza è ad una leggera diminuzione.
L’andamento dei due ungulati, che insieme rappresentano il 70% della fauna censita dal settore Caccia e Pesca della Provincia di Belluno, ben rappresenta quello che sta accadendo al nostro territorio. «Il cervo sta registrando un notevole incremento» spiega Loris Pasa, del servizio Caccia e Pesca, «è un’espansione comune all’intero arco alpino. Il picco del capriolo, invece, è stato negli anni ’80 e, dopo la diminuzione degli anni ’90, si sta avviando verso una stabilizzazione. Il motivo è che il capriolo, che è un brucatore selettivo e vive in un habitat di bassa vegetazione, ha sfruttato l’abbandono dei prati in quota dopo gli anni ’60. Ora i boschi stanno diventando più maturi e questo è l’habitat ideale per i cervi». Un ambiente sempre più selvatico che favorisce l’insediamento di animali che da tempo se ne erano andati. Come il lupo, fino a poco tempo fa presente solo nelle fiabe. «Sfatiamo un mito: i lupi non vengono liberati in natura dall’uomo» aggiunge Pasa, «sono già presenti nei boschi europei e si spostano a seconda di dove trovano prede a disposizione. Sta a noi rendere più difficile la sua caccia».
Non solo cervi e caprioli. La fauna selvatica di pregio censita dalla Provincia comprende anche il muflone, aumentato del 25% rispetto al 2013 arrivando a 2.050 esemplari, e il camoscio, che soffre di un’epidemia di rogna sarcoptica che dalla parte alta della provincia sta lentamente arrivando nel Feltrino. Una volta passata l’ondata, i branchi si ripopolano ma per ora il saldo è negativo: nel giro di quattro anni sono scomparsi 1.800 camosci arrivando a quota 7.300. Non sono censiti i cinghiali, per i quali la stima è di diverse centinaia, e le volpi, anche queste molto adattabili all’ambiente. La convivenza con la fauna silvestre, come insegnano i danni agli allevamenti o quelli alle auto che si trovano davanti un animale selvatico, non è sempre semplice. «Il nostro territorio sta cambiando» conclude Pasa, «e noi cerchiamo di misurarne l’evoluzione».
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