Cresce l’occupazione, ma è precaria
BELLUNO. Cresce l’occupazione in provincia di Belluno, ma aumentano i contratti a tempo determinato. Sono le due facce di una medaglia, quella del lavoro, che pur mostrando qualche luccichio presenta ancora zone opache. Il 2017 si è chiuso con il segno più, per quanto riguarda il saldo fra assunzioni e cessazioni: sono 875 le posizioni recuperate (+ 14%, 35.780 le assunzioni, 34.905 i contratti di lavoro che sono stati chiusi). Lo dice la fotografia scattata dalla Cisl, che ieri ha presentato i dati dell’anno scorso e del quarto trimestre 2017 elaborati sulla banca dati di Veneto Lavoro.
«Dal 2014, l’anno nel quale si è registrata una perdita di 9.070 posti di lavoro, c’è stata un’inversione di tendenza e l’occupazione è in netta ripresa», spiega il segretario aggiunto della Cisl Belluno-Treviso Rudy Roffarè. «Sono stati recuperati 6200 posti di lavoro in tre anni. Il valore del 2017 è positivo, anche se inferiore a quello registrato nel 2016 quando il saldo assunzioni-cessazioni era positivo per 2.020 unità. Nel 2015 e 2016, infatti, c’era stato il boom dell’occhialeria, che ha ormai recuperato tutti i posti di lavoro persi con la crisi. Negli altri settori, invece, ci siamo vicini».
Segnali di ripresa. Ma non mancano le ombre: «Sono aumentati molto i contratti a tempo determinato», rimarca Roffarè. Nel 2017 sono stati ben 23.010, mentre i contratti a tempo indeterminato firmati si fermano a 3.110. E se il saldo annuale è positivo per i tempi determinati (+ 1.480), è negativo per i tempi indeterminati (-800), che ha visto nel 2017 3.110 assunzioni ma anche 5.285 cessazioni. «C’è stato però un lieve incremento dei contratti di apprendistato, che riteniamo importante perché significa che le imprese stanno ricominciando ad investire sui giovani, a credere nella loro formazione», aggiunge Roffarè. Quasi pari il saldo nei contratti di somministrazione (quelli forniti dalle agenzie interinali): 8.475 i contratti aperti, 8.430 quelli cessati. «È sempre più complicato ottenere un contratto a tempo indeterminato, ma cogliamo il dinamismo che si avverte in provincia», afferma Roffarè.
Lavoro precario e a tempo. Oltre il 64% dei contratti siglati nel 2017 in provincia di Belluno è a tempo determinato. E calano quelli a tempo indeterminato: erano il 10% del totale nel 2016, si sono fermati all’8,7% nel 2017, confermando un trend negativo iniziato qualche anno fa e che non accenna ad arrestarsi.
Difficoltà per gli over 50. Restano, inoltre, le difficoltà a reinserire gli over 50 che hanno perso il proprio impiego nel mercato del lavoro. Se nel quarto trimestre 2017 il saldo assunzioni-cessazioni è positivo (+ 1.850), risulta negativo se si osserva la fascia d’età degli over 54 (- 135 posizioni). «È un punto dolente questo», conclude Roffarè. «C’è ancora da fare, su questo fronte, come su quello dell’alternanza scuola-lavoro. Ora bisogna fare sistema: noi abbiamo istituito il Tavolo sulle politiche attive e chiediamo alle associazioni di categoria di credere in questo strumento». Da rilanciare c’è anche il tema dei salari, per muovere i consumi. «Il calo dei contratti a tempo indeterminato ci indica che le imprese non ragionano a lungo termine, e ciò è dovuto a due fattori», conclude il segretario della Cisl Gianni Pasian. «In parte è dovuto dal mercato, in parte dall’incertezza che regna in questo Paese. Gli imprenditori non si sentono sicuri. Servirebbe una visione lungimirante, anche da parte dello Stato, per aumentare i contratti a tempo indeterminato».
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