“Cretina” alla capotreno, condannato a 25 giorni

Un uomo di Valle di Cadore non aveva convalidato il biglietto per Calalzo. L’imputato non era presente in aula perché deve scontare un foglio di via

CALALZO. “Cretina” alla capotreno. Un cadorino di Valle di Cadore finisce di fronte al giudice Elisabetta Scolozzi del tribunale di Belluno per oltraggio a pubblico ufficiale. Ed è stato condannato a venticinque giorni di reclusione (pena sospesa), dopo che il pubblico ministero aveva chiesto un mese. L’imputato non era presente in aula, perché un foglio di via gli impedisce di raggiungere la città di Belluno. R.A. è un personaggio un po’ borderline. Fino a qualche tempo fa, era facile avvistarlo nei giardinetti di piazza dei Martiri, dove aveva rimediato questo provvedimento, che di solito viene emesso dalla Questura o dal Comando dei carabinieri.

Nel maggio 2011, l’uomo difeso dall’avvocato Gino Sperandio sale sul treno alla stazione di Belluno, con destinazione Calalzo. Ha comprato il biglietto, ma non si è preoccupato di convalidarlo nell’apposita macchinetta. Non capita sempre che ci siano dei controlli, ma quel giorno ci pensa la capotreno in persona. Il viaggiatore le consegna un titolo di viaggio, che però non ha l’indispensabile timbro e nasce una contestazione.

La donna ha raccontato interamente l’episodio ieri mattina, spiegando che R.A. le avrebbe dato della cretina, durante una discussione piuttosto animata, che a un certo momento è deragliata anche su altri argomenti. Del tipo: «Certe cose succedono solamente in Italia. Mi verrebbe quasi da trasferirmi in Svizzera». Un sogno difficilmente realizzabile, viste le condizioni economiche dell’uomo, ma era per rincarare la dose, prima o dopo gli insulti.

L’avvocato Sperandio chiede alla capotreno come fosse vestito il suo cliente e se per caso fosse sporco: «Non era abbigliato in maniera elegante, ma non ricordo se fosse sporco». Non se ne parla, comunque, di ritirare la querela e non c’è alcun accenno nemmeno agli orari ferroviari, per sostenere un minimo la conversazione. C’è una breve requisitoria da parte del pubblico ministero, che chiude con la richiesta di un mese di reclusione. La difesa è altrettanto breve e punta all’assoluzione, a quel punto il giudice Scolozzi esce dalla camera di consiglio con la decisione di 25 giorni di reclusione, pena sospesa.

Rinviata di qualche tempo l’udienza preliminare per maltrattamenti in famiglia, nella quale la parte offesa è una ragazza di 17 anni. L’avvocato è Mario Mazzoccoli di Belluno e ci sarà un tentativo di conciliazione, insomma un accordo, priam del rinvio a giudizio o all’archiviazione.

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