Crisi dell'arredamento: l'azienda «Veneta Cucine» verso la mobilità volontaria
Ieri il sindaco di Castellavazzo ha incontrato i vertici e ha riferito in giunta. Sì ai corsi professionalizzanti

Una veduta della frazione di Castellavazzo, Codissago e Edi Beniamino Toigo vicepresidente Cassa edile
CASTELLAVAZZO.
Venti di crisi nel settore arredamento. Dopo la decisione di Veneta Cucine di chiedere la cassa integrazione straordinaria per una quindicina di lavoratori, "spalmati" su reparti diversi, arriva la mobilità volontaria. Ai dipendenti dell'azienda di Codissago è stato chiesto di offrirsi per la mobilità. E' chiaro che in assenza di volontari, sarà la direzione a provvedere.
«Stiamo cercando di ridurre al minimo i danni - commenta Edi Beniamino Toigo (Filca Cisl) - di una crisi annunciata. I grandi gruppi del settore arredamento premono e schiacciano le piccole realtà, come Veneta Cucine, immettendo sul mercato prodotti a basso costo». Le prospettive di rilancio del settore sono color fumo. «L'azienda - prosegue Toigo - ha già detto che dovrà fare a meno di alcune professionalità, che non potranno nemmeno essere trasferite nella casa madre, ma si è impegnata comunque ad andare avanti». E andare avanti significa, far partecipare i dipendenti in esubero a percorsi di formazione e di aggiornamento professionale. «Solo in questo modo - precisa Toigo - i lavoratori che perderanno il posto potranno avere chance di rientrare nel mercato». Intanto c'è la cassa straordinaria, 12 mesi di stipendio e siccome, l'ammortizzatore sociale è subordinato al via libera del Ministero del Lavoro, l'azienda si è impegnata ad anticipare il dovuto ai lavoratori, in attesa che l'iter burocratico sia completato. Ieri il sindaco di Castellavazzo Franco Roccon, ha incontrato i vertici dell'azienda per avere informazioni sull'impatto, che lo stato di crisi, potrebbe generare sul territorio. Poi il primo cittadino ne ha riferito alla giunta. «Il nostro prossimo obiettivo - conclude Toigo - è fare in modo che l'azienda certifichi le competenze dei dipendenti, che potrebbero così spendersi meglio nel mercato del lavoro». Un ragionamento che il sindacato vorrebbe estendere a livello generale, a qualsiasi realtà produttiva. Un'ambizione legittima che non risolve però il problema dell'immediato. E' triste, ma il prodotto di qualità non tira più.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video