Crollo degli utenti di Dolomitibus: 300 mila euro di perdite mensili
BELLUNO
«La situazione è complicata: stiamo perdendo ogni mese dai 200 ai 300 mila euro di mancati incassi. Bisogna trovare un modo per uscire da questo impasse: a rischio c’è la tenuta della Dolomitibus».
Le criticità
Il presidente della società di trasporto provinciale, Andrea Biasiotto, è fortemente preoccupato per gli effetti sul trasporto pubblico locale causati dall’epidemia da coronavirus. E in queste settimane sta pensando a quali soluzioni mettere in campo per riuscire a far ripartire un servizio che oggi è al 20-30% , e farlo ripartire facendo utili. Cosa non semplice. «Anche le ordinanze governative sul Tpl non aiutano a vedere un po’ di chiaro in fondo al tunnel», dice Biasiotto che si riferisce ai 500 milioni del decreto Rilancio. «Sono per tutta Italia, vale a dire un paracadute striminzito che non potrà reggere alle necessità del comparto».
Il problema è che la domanda di trasporto non c’è. «Gli autobus che girano per la provincia sono praticamente vuoti e quindi non si pone nemmeno il problema del distanziamento», spiega il presidente. «Si va un utente a una decina, troppo poco per far quadrare i conti. E se non ci sono incassi la società chiude. Possiamo permetterci di chiudere in rosso un bilancio, ma non certo continuare così con una perdita mensile che va dai 200 ai 300 mila euro», dice Biasiotto che aggiunge: «Abbiamo aumentato le corse per cercare di toccare tutti i punti nevralgici del nostro territorio, ma ugualmente siamo al 30-40% del nostro servizio. Non possiamo far girare i mezzi senza avere delle entrate».
Il tpl in crisi
La situazione è alquanto grave e il timore è che la gente impaurita dal Covid non se la senta più di utilizzare i mezzi pubblici per spostarsi, perchè li reputa poco sicuri. «Sicuramente il trasporto pubblico locale non potrà più essere come prima», prosegue il capo di Dolomitibus, «ma nonostante il cambiamento che si impone, questo non potrà trascendere da delle variabili che per noi sono imprescindibili. Stiamo parlando della sicurezza dei lavoratori e degli utenti: per cui dobbiamo lavorare per fare in modo che passi il messaggio che viaggiare con i mezzi pubblici è sicuro. Noi facciamo la sanificazione ogni sera, e questo costa tre volte in più rispetto alla pulizia che facevamo».
Biasiotto precisa che oltre a questo la società ha anche previsto il gel igienizzante sull’autobus, ma anche una entrata separata dall’uscita. «Abbiamo tolto alcuni seggiolini per distanziare i posti, ma poi abbiamo saputo che è possibile far sedere le persone una dietro l’altra senza correre pericoli. Per cui possiamo posizionare gli utenti in fila a fianco al finestrino da una parte e dall’altra».
Le soluzioni
Ma al di là delle misure di sicurezza, il servizio di mobilità va garantito così come l’equilibrio economico. «Se con le caratteristiche di prima il servizio non sta in piedi, va ripensato», dice il presidente.
Ma come? Andrea Biasiotto qualche idea ce l’ha, a cominciare dal servizio a chiamata. «Dobbiamo partire dal servizio a chiamata sia nell’urbano che nelle aree deboli tramite una App. Si potranno utilizzare anche mezzi più piccoli che costano meno e consumano meno a chilometro, anche se negli ultimi tre anni abbiamo investito 10 milioni di euro per il rinnovamento del parco mezzi acquistando però autobus grandi».
Resta poi il nodo lavoratori-studenti . «Dobbiamo pensare che avendo una capacità più che dimezzata di portata di utenti, dobbiamo prevedere più mezzi per una stessa corsa se dobbiamo trasportare gli studenti. Per questo si potrebbe pensare a diversificare gli orari di entrata di scuole e fabbriche per permetterci di mettere in campo più mezzi».
E cosa sarà dei trasporti per turisti: quello per le Tre Cime, o per le bici, o quello sostitutivo del treno che andavano molto bene? «Non sappiamo se saranno confermati o meno. Intanto abbiamo 247 dipendenti, il 70% dei quali è ancora in cassa e 200 mezzi». —
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