Crollo del palasport: <dopo sei anni ancora nessun rimborso>

Sei anni fa, il 21 gennaio del 2009, crollò sotto il peso della neve il palazzetto dello sport di Sappada. A distanza di sei anni, i privati che furono coinvolti e danneggiati dall’evento...

SAPPADA. Sei anni fa, il 21 gennaio del 2009, crollò sotto il peso della neve il palazzetto dello sport di Sappada. A distanza di sei anni, i privati che furono coinvolti e danneggiati dall’evento non hanno ricevuto alcun rimborso e le responsabilità penali e civili di quanto accaduto non sono ancora state accertate in via definitiva, con ricorsi e contro ricorsi, richieste di nuove perizie e di verifiche.

Una delle persone maggiormente penalizzate è stato ed è tuttora Adriano Casciaro, legale rappresentante di Incoming Dolomiti sas.

«Al momento del crollo - spiega Casciaro - l’uso della struttura era accordato, da parte del Comune di Sappada, alla Ski Program Srl che utilizzava a titolo di comodato gratuito l’attrezzatura di Incoming Dolomiti sas. La mia società, come risulta dalla documentazione che abbiamo presentato, era l’unica in possesso della necessaria autorizzazione a pubblici spettacoli, per l’organizzazione di grandi eventi e manifestazioni all’interno della struttura. L’autorizzazione permetteva di organizzare manifestazioni anche da parte di altri enti e associazioni sportive e culturali, su nostra autorizzazione, pena la mancata delibera da parte del Comune».

Sono passati sei anni e nessun rimborso è arrivato a Casciaro e alla sua società. «Ci sono stati tanti rinvii anche della causa civile che la Incoming Dolomiti sas ha intentato nei confronti del Comune di Sappada, per chiamata in causa di terzi coinvolti a vario titolo nella vicenda. Il 24 aprile 2014 l’avvocato Viel ha presentato la seconda memoria con la definizione dei testimoni come richiesto dal tribunale di Belluno, e la causa dovrebbe riprendere a breve».

Tutto quello che è accaduto ha messo in gravi difficoltà economiche la società di Casciaro, l’attività imprenditoriale è stata sospesa. L’imprenditore ci ha rimesso la casa e lui e la moglie sono stati iscritti nel registro Crif, da parte della banca. Questo impedisce l’accesso al credito, «oltre al disagio nei confronti di amici e fornitori con i quali non abbiamo potuto tenere fede agli impegni economici presi», spiega Casciaro.

«Speriamo che il 2015 porti ad una soluzione della questione e alla possibilità di lasciarci alle spalle un capitolo amaro della nostra vita».

Il palazzetto dello sport costò un miliardo di lire. La causa penale si è chiusa con la condanna del progettista, pena sospesa e non menzione. Quella civile in corso ha come oggetto la richiesta di rimborso per la distruzione delle attrezzature e i mancati incassi.

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