Crollo di 20 metri cubi di roccia dal Civetta

Il sopralluogo ha chiarito il motivo dei boati di venerdì pomeriggio. De Zordo: «La zona è marcia»
Di Gigi Sosso

ALLEGHE. Il canto della Civetta può essere un boato. Spavento venerdì pomeriggio, ad Alleghe per il frastuono causato dalla caduta di una ventina di metri cubi di roccia, a destra del ghiacciaio Cristallo. L’atterraggio del materiale, dopo 400 metri in caduta libera si è sentito fino in paese. Al momento non era stato possibile verificare le cause precise dei rumori, perché la montagna era riparata da un cappotto di nuvole e comandava il maltempo. Ieri mattina la situazione è diventata più chiara e, allo stesso tempo, rassicurante, con un sopralluogo a distanza: «C’è stato un distacco dalla parete di una massa di rocce pari a una ventina di metri cubi, che è andata a finire sui detriti di un altro crollo, che risale ormai a quattro o cinque anni fa», spiega Rufus Bristot del Soccorso alpino, «un fenomeno del tutto normale sulle Dolomiti, che però ha provocato qualche giustificato timore».

L’allarme è partito dal rifugio Tissi, che è a poca distanza in linea d’aria dalla parete soggetta al crollo: «Il gestore appartiene alla stazione del Soccorso alpino di Alleghe ed è sempre il primo a sapere tutto quello che succede sulla montagna, che ha di fronte per tutta la giornata», riprende Bristot, «non c’è stato un vero e proprio allarme, perché fenomeni di questo tipo sono molto frequenti, in particolare sulle nostre Dolomiti più friabili, però posso capire che chi non è abituato provi dello spavento. I ghiaioni si formano proprio in questa maniera, di conseguenza non c’è niente da temere, a meno che non ci sia qualcuno da quelle parti, giusto in quel momento».

Il Cnsas di Alleghe ha fatto un salto nelle vicinanze del crollo, non potendo materialmente raggiungerlo, perché collocato in un luogo difficile: «Ho usato il cannocchiale, per rendermi conto di cause e conseguenze di questo distacco di rocce», premette Luca De Zordo, «non è particolarmente consistente ed è localizzato alla destra del Cristallo, dove capita in questo periodo dell’anno. Quello che conta è che le pietre non abbiano raggiunto il sentiero, con il pericolo di finire in testa a qualcuno», continua, «per arrivarci, bisogna mettersi a scalare e l’altro giorno non era proprio il momento, viste la condizioni meteo. Abbiamo dovuto ritardare per questo motivo la verifica. In definitiva, non ci sono state conseguenze per le persone e nemmeno danni per la cose».

Quella zona del Civetta rimane a rischio e lo testimoniano i due crolli ravvicinati, più o meno nello stesso luogo: «È un’area abbastanza marcia, all’altezza di metà parete», diagnostica l’occhio clinico di De Zordo, «pertanto, possiamo prevedere degli altri cedimenti, anche a breve scadenza. Ma non dobbiamo preoccuparci più del dovuto, in quanto si tratta di qualcosa di assolutamente naturale sulle montagne come le nostre. Occorre fare attenzione, questo di sicuro, ma con la consapevolezza che è questa la maniera in cui si vengono a formare i ghiaioni, ai piedi dei monti, come ha anticipato Bristot. Non è successo niente di particolare, in definitiva».

Tanto è vero che, negli ultimi giorni, si sono verificati altri crolli, tra il Pelmo e il Pelmetto.

Argomenti:crollocivetta

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi