Crollo sul Civetta, maxi nube di polvere
Cedimento dalla cima Su Alto. Il gestore del Tissi rassicura: fenomeno modesto, caduti cinquanta metri cubi di roccia
ALLEGHE. «Tanto fumo e poco arrosto». Quando alle 16 la vista appare più chiara il gestore del rifugio Tissi, Walter Bellenzier, può dire che il crollo sulla parete ovest del Civetta non è niente di cui preoccuparsi.
Fino a prima, però, il fumo creatosi pochi minuti dopo le 13 aveva turbato e non poco il mondo dei social e degli amanti della montagna. «Un altro pezzo di Civetta che se ne va», è stata la triste considerazione di molti a dimostrazione che le ferite che la natura infligge alle Dolomiti vengono percepite anche nell’anima di chi le guarda e le frequenta. E ieri, vista la splendida giornata, erano in molti sulle cime ad ammirare un panorama mozzafiato che tuttavia, qualche minuto dopo le 13, si è arricchito di un nuvolone di fumo che ha nascosto la parete ovest del Civetta.
Andrea Piat di Belluno ha ripreso la roccia che crollava e il fumo che saliva in e ha trasmesso il tutto in diretta su Facebook dal parco naturale Puez-Odle in Alto-Adige dove era in escursione. «Sono sul Sass de Putia a fare una ferratina – ha detto – mi sono girato e ho visto una gran nuvola. Ho pensato subito ad una frana, non può essere altro: guardando a 360 gradi fino ai ghiacciai austriaci non c’è una nuvola in cielo. Siamo distanti in linea d’aria, non si è sentito rumore, ma si è visto il nuvolone che sta aumentando».
Sul Passo delle Selle, sopra il San Pellegrino, c’era Marco Balleggi. «Dovevo andare in Civetta al laghetto del Coldai – dice – poi con mia moglie abbiamo cambiato idea. In linea d’aria siamo a 10-12 chilometri dalla parete ovest del Civetta. Alle 13,07 le persone che erano con me hanno portato la mia attenzione sulla grossa nube che c’era a metà parete, di fronte al rifugio Tissi. Subito abbiamo realizzato che si trattava di una frana».
Il Civetta era già stato segnato nel novembre 2013 quando dalla Su Alto erano crollati circa 50 mila metri cubi di roccia portando alla cancellazione di importanti via alpinistiche. Quindi nel giugno 2014 un’altra frana si era staccata da una parete del Castello della Busazza. Il fumo provocato dal crollo delle 13 di ieri ha fatto fatica a depositarsi a causa della mancanza di circolazione d’aria che ha tenuto le polveri sospese. Motivo per cui è stato difficile capire l’entità del crollo e gli appassionati della montagna sono rimasti col fiato sospeso. Nel frattempo il soccorso alpino di Alleghe ha effettuato un sopralluogo.
Poi alle 16 Walter Bellenzier, che gestisce il rifugio Tissi e che quella parete la conosce bene avendocela sempre di fronte, spiega le condizioni della montagna. «Tanto fumo e poco arrosto – scherza – non è successo niente di che. Se un crollo così avvenisse di notte in pochi al mattino se ne accorgerebbero. Si è staccato un pezzettino di Su Alto, sopra al punto da cui era venuta giù la frana nel 2013. Era un “naso” di roccia: forse era lì che aspettava di cadere e il caldo anomalo di questi giorni, che segue il freddo notturno, lo ha aiutato. In tutto saranno venuti giù 50 metri cubi di roba che hanno sbattuto sullo zoccolo e hanno provocato tutto quel fumo».
Un racconto confermato qualche minuto dopo anche dal Soccorso alpino Veneto. «Il crollo – dice il Cnsas – è partito sotto la vetta e, anche se non è quantificabile ancora la massa caduta, a una prima stima è minore rispetto alla quantità franata nell’ultimo episodio. È crollato un pilastrino e la roccia disgregata si è fermata alla base della parete senza interessare il sentiero».
Gianni Santomaso
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Video