Cucina bellunese “made in Nepal”

ROCCA PIETORE. In un mondo in cui la parola “globalizzazione” ha investito ogni aspetto del vivere quotidiano, può capitare di incontrare un cuoco nepalese ai piedi delle Dolomiti. E non come titolare di un locale etnico, ma di un ristorante che più “local” non si può: “La Tirolese”.
Shittal Kc, che domenica è stato premiato dalla Confcommercio giovani, ha 35 anni, è nato nel distretto nepalese di Gorkha, ha studiato e si è laureato a Kathmandu ma una decina di anni fa ha deciso di lasciare la sua terra, e la catena himalayana che la abbraccia, per trasferirsi in Cadore. Terra protetta da ben altre montagne, non meno imponenti e maestose.
Era il 2001, un anno spartiacque sotto molto aspetti, per il mondo. Lo è stato anche per la vita di Shittal, che può essere considerato uno degli esponenti del cosiddetto “mercato globale”: da cinque anni, infatti, il cuoco nepalese, lasciatosi alle spalle il Cadore, gestisce il ristorante “La Tirolese”, a Rocca Pietore, preparando piatti tipici della cucina di montagna, ma anche la pizza e dolci gustosi della tradizione alpina.
«Sono venuto in Italia perché il mio socio d'affari, in Nepal, mi aveva suggerito di fare un'esperienza all'estero. Lui è italiano, e così sono venuto qui». Tappa d'arrivo del volo che l'ha portato in Europa è stata Calalzo di Cadore.
«In Nepal mi occupavo di import-export di artigianato locale, ma la cucina è sempre stata una mia passione. Così ho frequentato tre anni di scuola alberghiera, ho lavorato in un albergo della zona, prima come lavapiatti e poi come chef, e cinque anni fa ho preso in gestione il ristorante “La Tirolese”, a Rocca Pietore», continua Shittal. Che parla benissimo l'italiano, e tradisce le sue origini solo quando elenca i piatti che escono dalla sua cucina: «capriolo con polenta, casunziei, pàstin». Anche quello rigorosamente servito con la polenta, e non importa che l'accento cada sulla a, perché il piatto ha tutti i sapori della tradizione bellunese. Ed è l'unica cosa che conta, quando le papille gustative incontrano la carne.
«Credo che questa terra abbia dei prodotti eccezionali, e che vanno mantenuti», racconta lo chef. Quello con l'Italia è stato amore a prima vista: «Cucina, cultura, le Dolomiti. Dell'Italia amo tutto. Se i politici non la rovinassero sarebbe un paradiso».
Gli sono bastati appena dieci anni per capire come funziona nel Belpaese. E, da imprenditore qual è, chiede più attenzione alla politica, più sacrifici, «perché noi, gente comune, li facciamo tutti i giorni, i politici invece?». Shittal lavora da quando ha 22 anni, e lancia un messaggio ai giovani: «Non tiratevi indietro di fronte alle difficoltà, impegnatevi. Anche per questa provincia, che è sì svantaggiata rispetto alle regioni confinanti, ma ha anche tanto da offrire». Lo ha capito subito, il giovane nepalese, quand'è arrivato tra le Dolomiti. Una terra che, lo si avverte chiacchierando con lui, sente di amare, «ma tanto quanto il Nepal. Questo paese (l'Italia, ndr) oggi mi dà da mangiare e da dormire, ma il mio sogno, in futuro, è quello di riuscire ad aiutare il mio popolo. Specie i bambini e le persone più in difficoltà». In Nepal Shittal ha ancora la famiglia (l'amore l'ha trovato qui), che non vede da due anni. I ritmi del ristorante non gli consentono di prendersi lunghi periodi di vacanza, e il viaggio è impegnativo. «Mi mancano, è ovvio», ammette. Come gli manca la sua terra: perché ogni emigrante si sente come diviso a metà, tra quello che ha lasciato e quello che ha trovato.
Alessia Forzin
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