Cure palliative, da ottobre al via il nuovo servizio

Sarà uguale in tutto il territorio dell’Usl 1 e l’intervento sarà distinto in due livelli a seconda della gravità del malato
Di Paola Dall’anese
ospedale san martino
ospedale san martino

BELLUNO. Al via dal primo ottobre il nuovo servizio territoriale di cure palliative. Un’innovazione che mira a uniformare gli interventi all’interno del territorio dell’Usl 1 e garantire un metodo di cura il più qualificato possibile.

Alcuni dati. Ad oggi i decessi per malattie oncologiche sono circa 400 all’anno.

L’Usl prevede che i pazienti affetti da tumore presi in carico nell’azienda sanitaria bellunese saranno circa 286 all’anno, quindi 46 al giorno. Ma le cure palliative vanno estese a tutti i pazienti terminali per cui, secondo una stima attendibile, il numero di persone deputate alle cure potrebbe ammontare a 570 all’anno, vale a dire 90 al giorno.

Organizzazione del servizio. Il servizio, come spiega Marco Cristofoletti, vice direttore del distretto unico dell’Usl, «verrà eseguito come di consueto a domicilio, ma in maniera più coordinata e diversificata a seconda delle condizioni del paziente». Ad oggi l’attività di cure palliative manca di un coordinamento e prevede due diversi modi di intervento tra Cadore-Agordino e Belluno: nel primo caso c’è un nucleo formato da un medico, un infermiere e uno psicologo, mentre a Belluno la terapia antalgica può contare su più infermieri e medici e sui volontari dell’associazione Cucchini. «Con la nuova rete di cure palliative da ottobre vengono definiti due livelli di assistenza il primo dei quali prevede interventi di base svolti da un’équipe che garantisce un controllo dei sintomi e un’adeguata comunicazione tra malato e famiglia», spiega Cristofoletti che prosegue: «In questo caso l’équipe è formata da un medico di medicina generale che è il referente del malato, ha la responsabilità clinico-terapeutica e garantisce la continuità della cura eseguendo le visite a domicilio. È prevista una copertura assistenziale medico-infermieristica h 24 e, a fare da tramite tra famiglia e medico è un infermiere coordinatore».

Il secondo livello prevede, invece, interventi di équipe con competenze specialistiche, svolti dall’unità operativa di cure palliative e rivolti a pazienti che presentano un’elevata complessità e criticità. In questo caso a dirigere le operazioni di intervento è la cosiddetta unità operativa di cure palliative (Uocp) che subentra come coordinatrice al posto del medico di base che non è più quindi il responsabile. L’équipe è composta da un medico, uno psicologo, un assistente sociale e anche dal medico del distretto e da un esperto in cure palliative che seguirà il paziente nei turni di notte e nei festivi. «Vogliamo dare un servizio di qualità a tutti», conclude il vice dirigente del distretto. «I familiari, in caso di bisogno, possono chiamare il numero della centrale operativa territoriale. È stato uno sforzo non indifferente perché abbiamo riorganizzato il servizio ex novo, tenendo conto delle esperienze e della peculiarità del territorio. Si tratta di un’operazione fatta a costo zero visto che è eseguita da personale che già operava nel settore. La novità, quindi, è l’uniformità dell’intervento in tutta l’area di nostra competenza».

All’inizio il centro dell’unità cure palliative sarà collocato nel reparto di terapia antalgica all’ospedale di Belluno, in attesa di una collocazione più idonea.

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