Curto, un siluro contro Palazzo Piloni

Il neo-presidente attacca: «Il commissario è soltanto un liquidatore, manca il coordinamento politico della crisi»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. «La politica nazionale non riesce a mettere in campo misure che favoriscano la crescita e insiste su una linea di rigore che rischia di strangolare il Paese. Ma a livello locale va ancora peggio. La nostra Provincia si trova con un commissario che più che un governante ci sembra un liquidatore. Per questo, in un periodo di latitanza politica, l’ente camerale deve assumere un ruolo di coordinamento tra tutte le forze politiche».

Inizia così, con questa frecciata al capo di Palazzo Piloni, il quinquennio da presidente della Camera di Commercio di Luigi Curto, ex capo dell’Unione artigiani di Belluno.

Ieri mattina tutto il Consiglio camerale, nominato nelle settimane scorse dal governatore Zaia, ha eletto compatto Curto, che subentra a Paolo Doglioni.

L’attacco alla Provincia. Chiare le idee sugli interventi per i prossimi anni. Il neo presidente nel discorso di insediamento non ha risparmiato critiche alla politica, anche a quella locale. «Questo commissario pare un liquidatore, forse questo è il ruolo imposto per la cosiddetta ordinaria amministrazione. A mio parere, invece, è necessario che si avvii un confronto serrato con i sindaci, con i presidenti delle Comunità montane, delle unioni montane e con i Gal», ha detto Curto, che vuole istituire «un tavolo strategico provinciale per raccogliere tutte le criticità del nostro territorio e definire quindi le soluzioni da mettere in campo. Il nostro non è vano protagonismo, ma solo la volontà di evitare che l’attuale situazione possa condannare la nostra provincia a un vuoto di prospettiva».

Il neo presidente auspica quindi un confronto continuo con la politica, che «ha il dovere di ascoltarci e farsi carico dei problemi, traducendoli in azioni amministrative concrete e coerenti».

Salviamo la Camera. Curto punta alla sottoscrizione anche di un documento unitario, da inviare a tutte le forze politiche e a Unioncamere «in cui ribadire che la specificità bellunese deve valere anche per la nostra Camera di commercio, il cui mantenimento equivale a riconoscerle il ruolo di presidio dell’imprenditoria di montagna, impedendo che le risorse bellunesi finiscano magari nel trevigiano e che a Belluno resti solo la burocrazia». Il presidente è però consapevole che anche l’ente camerale debba fare “ sacrifici”, «operando, laddove è possibile, le razionalizzazioni che permettano dei risparmi», dice, pensando a un sistema integrato su alcuni servizi con Unioncamere.

La crisi. Luigi Curto non nasconde le difficoltà che lo attenderanno, visto il perdurare della crisi economica «che ha costretto alla chiusura centinaia di aziende e che si è trasformata, pian piano, in crisi sociale, portando alla depressione e al disorientamento gli imprenditori e le famiglie».

L’accesso al credito. «Per quanto riguarda il sistema dei confidi in provincia, risorsa importantissima per dare respiro alle nostre imprese, dobbiamo fare ancora di più», sottolinea il neo presidente, che pensa all’istituzione in tempi brevi di «una commissione di monitoraggio sul credito, per incontrare i diversi istituti presenti in provincia. In questa azione dovremo coinvolgere anche la finanziaria regionale Veneto Sviluppo, con l’obiettivo di creare un modello di credito specifico per la montagna».

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