Da Calalzo a Venezia, la quotidiana odissea di un pendolare

Ore per arrivare in laguna, coincidenze che saltano, corriere e treni scarsi
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO CORONAVIRUS FASE 2, ARRIVO TRENO DA VENEZIA BINARIO4
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BELLUNO

«Dieci anni fa, in due ore e 50 minuti era possibile raggiungere in treno Venezia da Calalzo. I convogli erano diretti. Oggi ci si impiega tre ore e mezza, spesso usando l’auto fino a Conegliano se non a Treviso».

Luis Bertagnin lavora alla sede Rai di Venezia, ma abita a Calalzo. E da qui non si vuole muovere. Ma ogni giorno si fa cinque ore abbondanti di viaggio. Risparmia più di un’ora perché pur disponendo dell’abbonamento annuale da Ponte nelle Alpi preferisce, per la sicurezza del viaggio, scendere in auto a Conegliano, talvolta addirittura a Treviso.

«Quell’orario cadenzato, che ci avevano presentato come un’ipotesi ottimale per i pendolari, si è rivelato un disastro» dice. Un disastro perché – esemplifica – basta un minuto di ritardo e si perde la coincidenza a Conegliano. A Bertagnin è accaduto soprattutto da quanto i treni sono stati sostituiti dai pullman.

«Arrivare da Ponte nelle Alpi alle 7.31 minuti con la corriera, scendere, attraversare i binari e vedersi il treno partire… bene, questo capita più di una volta. Abbiamo chiesto l’anticipazione dell’orario del pullman di 2 minuti, niente fare».

Vita complicatissima, quella del pendolare sulle lunghe distanze. Prendiamo la giornata festiva di ieri. Luis ha terminato di lavorare alle 18. Dopo un quarto d’ora aveva il treno per Conegliano. Ma tutto il giorno ha temuto di non poterlo prendere, immaginando che fosse stato preso d’assalto dai visitatori di Venezia, come domenica scorsa. Per fortuna non è accaduto, ma solo perché la pioggia aveva diradato le presenze turistiche verso altri orari.

A Mestre, in ogni caso, il convoglio si è riempito all’inverosimile. Rispettato il distanziamento presso i posti a sede. Vicino alle porte, invece, c’era la ressa. C’erano le condizioni per far scendere le persone in piedi. Ma siccome tutte portavano la mascherina, il personale evidentemente ha chiuso un occhio. Fra gli applausi, evidentemente, dei passeggeri che sarebbero stati destinati a terra.

Miglioreranno le condizioni quando la linea sarà elettrificata? Intanto bisognerà attendere la fine dell’anno. Per i viaggiatori di Belluno e Ponte nelle Alpi sarà sicuramente un vantaggio, a condizione, però, che vengano introdotti treni privi di cadenza, a Conegliano nel caso specifico. Ma – anticipa Bertagnin – io, per sicurezza, dovrò sempre scendere in auto da Calalzo fino a Ponte, perché questa tratta ferroviaria riserva delle sorprese.

Ma il servizio su gomma? I ritardi continuano a presentarsi come un incubo. Incubo soprattutto per chi scende dal Comelico o, peggio, da Sappada. Cambio della corriera, in questo caso, a Santo Stefano, poi a Calalzo, quindi a Ponte nelle Alpi. Quarto cambio a Conegliano. E questo quando i treni funzionano. Durante il lockdown, e nelle settimane successive, Belluno è privo di collegamenti soprattutto nelle mattinate di festa. Fra 15 giorni arriverà l’orario estivo, Luis e gli altri pendolari bellunesi – “sono numerosi su Venezia” – sono in ansia per verificare le possibili novità. Probabilmente ci saranno, in termini di sicurezza di posti, solo per l’inizio dell’anno scolastico, quando il problema della distanza sociale verrà semplificato.

«Tanti mi chiedono perché non scendo ad abitare a valle, magari a Venezia stessa: ho provato, i costi dell’affitto sono il doppio di quelli del trasporto. Però è anche vero che quest’anno l’abbonamento è aumentato di 80 euro, nel 2019 di 100. Ciononostante devo coprire una parte del percorso in auto, perché il viaggio non è sempre garantito». —


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