Da Forlì a Cortina per vendere droga
BELLUNO. La droga nascosta sul lampadario oppure in camera da letto. L’hanno trovata lì gli uomini della squadra mobile che hanno perquisito le abitazioni di due cadorini di Borca e San Vito, finiti indagati per detenzione di droga ai fini di spaccio. Agli arresti invece e tuttora in carcere, un forlivese che ha casa a San Vito e che a inizio anno era stato fermato dalla polizia con un quantitativo di droga a bordo del Bmw 320D.
La squadra mobile diretta dal vice questore aggiunto Vincenzo Zonno, tra hashish e coca, marijuana, ha trovato anche qualche grammo di eroina gialla, la sostanza che sta mietendo vittime di overdose nella zona mestrina e che è arrivata anche in provincia: prova ne sono due giovanissimi assuntori che sono finiti all’ospedale alcuni giorni fa, in sospetta overdose ma per fortuna ancora coscienti.
L’operazione antispaccio della squadra mobile, coordinata dal pubblico ministero Marco Faion, contesta dunque a tre persone la detenzione di droga ai fini di spaccio. “Abra” per la coca oppure “sciroppo” gli altri tipi: questi i termini usati per chiedere l’approvvigionamento delle sostanze da smerciare. A “individuarli”, anche Kamikaze e Tarol, i due cani antidroga delle unità cinofile della polizia.
L’inchiesta. Il forlivese tornato in cella è Daniele Villa, 44 anni; il 31 marzo fu arrestato la prima volta con una sessantina di grammi di droga in auto, a bordo di una Bmw: direzione Cadore. Da quel sequestro è iniziata una indagine che ha permesso di alzare il velo su una filiera dello spaccio che ha portato la polizia ai fornitori all’ingrosso e ai dettaglianti, alle piazze-mercato della droga e ai consumatori finali. Destinazione della droga, all’epoca, San Vito e Cortina con due terminali: due insospettabili lavoratori di alcuni locali, giovani di età, di 24 anni e di 22 anni. «La droga era destinata alle piazze di Cortina, San Vito e Borca» ha spiegato ieri il capo della Mobile Vincenzo Zonno. L’indagine ha portato ai due giovani bellunesi che hanno subìto perquisizioni domiciliari e sul luogo di lavoro: i poliziotti della squadra mobile insieme con quelli del Commissariato di Cortina e con l’ausilio dell’unità cinofila di Padova, il 18 aprile, all’esito di una serie di perquisizioni delegate dalla Procura di Belluno (che hanno riguardato in particolare l’Ampezzano e Forlì) hanno indagato i due “insospettabili” trovati a San Vito con una rilevante partita di stupefacente. Un etto e mezzo di hashish comprato probabilmente nel Mestrino, lungo via Piave, vicino alla stazione Fs (droga sequestrata dagli operatori ed al vaglio per le successive analisi). In quell’occasione è stata trovata anche eroina gialla, la nuova sostanza che ha provocato decessi in Veneto. Contemporaneamente, la Mobile di Belluno e quella di Forlì sono tornate a casa di Villa (che nel frattempo era ai domiciliari, ma continuava a sbrigare i suoi affari) e hanno sequestrato oltre mezzo chilo di marijuana già essiccata, nascosta e coltivata in un pozzetto di plastica, una decina di piante, irrigatori e lampade utilizzate per la coltivazione. La droga era nascosta in un’abitazione in periferia, in un soffitta accessibile solo con una scala: Villa si è assunto la paternità di circa 600 grammi di marjiuana che sul mercato valgono dai 2000 ai 2500 euro. Un sequestro anche di contante.
Una perquisizione anche a Cortina, in un’abitazione. Secondo gli inquirenti la droga era destinata all’ambiente ampezzano e cadorino, specie dei locali e anche dopo Pasqua lo smercio non si era fermato col primo arresto di Villa. Quanto ai due cadorini e ampezzani, effettuavano spesso delle trasferte di approvviggionamento nella Bassa: prendevano il treno e nonostante fossero occupati in alcuni locali della zona cortinese (come cuochi o camerieri), si assentavano dal posto di lavoro senza avvertire i titolari. Si spostavano in treno e lasciavano a casa i telefonini cellulari, rigorosamente spenti per evitare intercettazioni del gps o rimbalzi di segnali sui ripetitori.
«In questa occasione siamo riusciti a ricostruire la filiera fino a Forlì, con la scoperta di questo gruppo» ha concluso il dirigente Luca Fodarella. «Non è un caso che sia aumentata la prevenzione sul territorio e ogni situazione registrata vede poi l’attività investigativa della Mobile».
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