Dal boom all’ultima crisi «Cortina 2021 la svolta»

BELLUNO. Dopo 30 anni di attività, a fine mese Maurizio Ranon, direttore dell’Appia, andrà in pensione. A dire la verità, in pensione avrebbe dovuto andarci già l’anno scorso, «ma poi sono rimasto...
BELLUNO. Dopo 30 anni di attività, a fine mese Maurizio Ranon, direttore dell’Appia, andrà in pensione. A dire la verità, in pensione avrebbe dovuto andarci già l’anno scorso, «ma poi sono rimasto per agevolare i passaggi di consegna con il nuovo direttore Giuseppe Da Rold e per l’elezione del nuovo presidente, Massimo Sposato», confessa.


Direttore, in trent’anni di attività ne avrà visti di cambiamenti nell’associazione e nel
territorio.


«Quando sono arrivato nel 1987, all’Appia mancava la governance. Con l’allora presidente Viel abbiamo iniziato a ricostruire i rapporti non sono all’interno dell’associazione, ma anche all’esterno con gli altri partner. All’epoca in Regione avevamo Pra, Crema e Tanzarella. Grazie a loro si riuscì a portare a casa parecchie risorse per il Bellunese e le sue imprese. Con l’approvazione della legge sulle aree di confine, ottenuta grazie all’impegno dei nostri parlamentari come Orsini, si posero le basi per finanziamenti su fondi di rotazione. Furono anni di grandi opportunità per il territorio: all’epoca siamo riusciti a costruire diverse iniziative di cui godiamo i frutti anche oggi».


Negli ultimi anni è arrivata a crisi dell’artigianato. Ne siamo fuori?


«Diciamo che abbiamo un piede dentro e uno fuori alla crisi. Uno fuori per quanto riguarda le aziende più strutturate ,che puntano a mercati in ripresa come occhialeria, meccanica e servizi. Ma ne siamo ancora dentro in settori come l’edilizia. In questi anni di crisi abbiamo perso solo un centinaio di soci, tra gli oltre 2 mila iscritti, ma i numeri non mi preoccupano, bisogna guardare alla qualità delle imprese: le nuove aziende per stare sui mercati in modo stabile devono puntare sulla professionalità e sulla conoscenza informatica».


Quali sfide attendono l’artigianato e l’Appia?


«Serve imparare un nuovo modo di fare impresa, basato sulla conoscenza dei mercati, della digitalizzazione, di Internet. Sono opportunità che permettono di approcciare mercati che una volta sarebbero stati chiusi per le piccole e medie imprese. Anche i dipendenti hanno bisogno di un continuo aggiornamento altrimenti rischiano di diventare obsoleti».


Il turismo è il futuro qui?


«Avrà un ruolo importante per la provincia, ma non predominante perché il manifatturiero rimarrà il settore trainante».


Cortina 2021 sarà un’opportunità per l’artigianato?


«Sarà la svolta. È una sfida infrastrutturale, ma anche culturale, perché dovremo imparare a fare squadra per vedere i risultati. E anche la politica dovrà smetterla di guardare al proprio ombelico. Serve un salto di qualità da parte del territorio, altrimenti non andremo da nessuna parte».


Si avvicina la scadenza del referendum autonomista e procede la corsa di Sappada per passare in Friuli. Come andrà a finire?


«Non lo so. A mio parere credo che tutti vorrebbero l’autonomia, se ciò dovesse significare avere più risorse. Ma non vorrei che queste spinte autonomiste contribuissero a creare paure e chiusure verso l’esterno».


Il problema demografico sarà sempre più cruciale?


«Si, ma anche una possibilità di rilancio dell’artigianato. Se presidiamo il territorio e valorizziamo le imprese poco impattanti, possiamo continuare a rimanere qui».




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