Dal Magro vince di nuovo: licenziamento ingiusto

La Cassazione ha dato ragione all’operaio di Trichiana, l’azienda gli contestava il lavoro nei campi mentre risultava essere assente per una malattia
03/02/2011 Roma, il Palazzo di giustizia, sede della Corte di Cassazione
03/02/2011 Roma, il Palazzo di giustizia, sede della Corte di Cassazione

TRICHIANA. La lunga battaglia di Mario Dal Magro contro la ex Ceramica Dolomite si è conclusa.

L’ex operaio della fabbrica di Trichiana (all’epoca dei fatti American Standard) ha vinto anche in Cassazione (difeso dall’avvocato Francesco Paladin del foro di Treviso) nella causa nata dopo il licenziamento in tronco avvenuto nel 2003.

La vicenda nasce dalla malattia di Dal Magro. Durante un periodo di assenza dal lavoro l’azienda avrebbe accertato che svolgeva attività sui campi (con la moglie ha una azienda agricola). L’American Standard aveva addirittura ingaggiato un investigatore privato per fotografarlo mentre governava il fieno. E lo licenziò in tronco. Il tribunale di Belluno nel 2006 aveva dato ragione a Dal Magro: per la sua malattia un minimo di attività fisica era meglio che lo stare fermo, come avevano sentenziato le perizie mediche richieste anche dai giudici. Il tribunale, oltre a dare ragione all’operaio trichianese, aveva disposto il suo reintegro al lavoro, anche se Dal Magro scelse l’indennizzo. Nel 2011 la Corte di appello di Venezia aveva respinto il ricorso del datore di lavoro contro la sentenza bellunese, condannandolo anche al risarcimento delle spese sostenute. Anche il perito della Corte di appello era arrivato alla stessa conclusione dei colleghi bellunesi.

Ed ora è arrivata la sentenza definitiva, in Cassazione, che dà ancora una volta ragione a Dal Magro: quel licenziamento in tronco era ingiusto.

«Ho ricevuto lunedì via telefono dal mio avvocato Paladin» spiega Dal Magro, «la notizia della vittoria anche in Cassazione. Una vittoria che arriva dopo ben 11 anni di calvario e di chiacchiere sulla mia persona, comprese le fotografie e le investigazioni per distruggere la mia dignità e quella della mia famiglia. Per noi operai, finchè la salute ci assiste e lavoriamo facendo anche lo straordinario, allora tutto va bene. Poi quando la salute ci viene meno siamo da rottamare come animali a fine carriera. Ora tutto questo è finito, per fortuna. Sarebbe stato meglio, invece di tanto accanimento verso di me, che quei soldi che hanno speso fossero stati utilizzati magari per la ricerca sulle malattie».

«Ringrazio quanti in questi anni mi sono stati vicini» conclude Dal Magro «e mi hanno incoraggiato ad andare avanti. Ringrazio i legali Francesco Paladin e Fabio Capraro e i medici che mi hanno sostenuto nelle cure».

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