Dal sud per una cattedra «ma pochi resteranno»

Solo una quindicina (su 103) i posti di ruolo assegnati in provincia con la fase B Tanti preferiscono una supplenza vicina a casa. I sindacati: «Mancano i docenti»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Solo una quindicina delle 103 cattedre libere in provincia di Belluno sono state ricoperte dai docenti individuati nella fase B della Buona Scuola. Il tutto perché molti degli insegnanti “estratti” dal cervellone elettronico nazionale hanno rinunciato o hanno già firmato per una supplenza in una scuola più vicina a casa. Ora, i posti vacanti saranno assegnati dai presidi tramite le graduatorie di istituto.

Gli insegnanti che si sono presentati ieri all’Ufficio scolastico (ad accoglierli c’era il personale amministrativo e la dirigente Possamai) hanno lasciato il “profondo” Sud per salire al Nord. Le loro facce non sprizzano gioia: «Un conto è venire quassù per turismo, un altro per trasferirsi», dice Luisa Sabatino, 45 anni di Napoli: «Sono arrivata domenica in treno, con i disagi dovuti allo sciopero, «ho lasciato a casa tre persone anziane di cui mi prendevo cura e due figli. Uno proprio oggi (ieri ndr) inizia le medie e io non posso esserci». «Insegno lettere da otto anni alle superiori», prosegue la docente, «e oggi sono qui per un posto alle medie. Quando mi è arrivata l’email con la sede di Belluno sono rimasta sconcertata, proprio per la situazione familiare. Una situazione che mi spingerà a valutare la richiesta di congedo straordinario tramite la legge 104 (accudimento di disabili). Comunque sia, credo che almeno un mese dovrò rimanere qui. Nel frattempo cercherò una sistemazioni poco dispendiosa».

Andrea Percacciante, 38 anni, viene dalla provincia di Cosenza; ha lavorato per diversi anni in Andalusia e da tre anni viveva a Modena. Lui è abituato a stare lontano da casa, e questo non è da poco. «Belluno era la tredicesima scelta tra le mie preferenze», ammette appena firmato il suo nuovo contratto a Lozzo di Cadore. «Sono rimasto deluso della chiamata quassù, perché di cattedre in Calabria ce n’erano molte per le mie materie. Ora però ho preso il posto e dovrò valutare come sistemarmi, considerando i costi e le distanze. Sto valutando se trovare casa qui a Belluno o a Lozzo: visto che la mia ragazza vuole seguirmi, devo pensare anche alle sue opportunità di lavoro». Percacciante è molto perplesso: «Mercoledì iniziano le lezioni, ma il posto l’ho avuto oggi. In poche ore dovrà andare a scuola e traslocare: come fare? Il Ministero ci ha messo in una situazione umiliante, non ci ha trattato come persone, ma come numeri».

Per Massimo De Napoli, 40 anni, da tre alle medie di Sospirolo, la scelta è stata più facile. «L’ambiente lo conosco già, anche se vengo da Ragusa», dice, «quindi dal profondo Sud. Sono contento di avere il mio posto nella scuola, considerando che insegno dal 2008: mi è andata bene, visto che ci sono colleghi che attendono da molti più anni».

Qualche altra docente, non potendo muoversi perché in maternità, ha mandato il marito a prendere il posto, ma per loro la speranza è di ottenere una cattedra più vicina a casa, grazie alla mobilità straordinaria che si aprirà a febbraio. «D’altra parte», ammette un’altra insegnante calabrese, giunta a Belluno con tutta la famiglia, «per chi come me ha due figli minori e un marito, trasferirsi da un giorno all’altro diventa problematico: oltre all’iscrizione dei bambini a scuola, rimanere quassù significherebbe allontanarmi da mio marito, visto che lui non può certo lasciare il suo lavoro. E cosa dire del clima? Non sono abituata al freddo e mi ammalo facilmente».

«Dei docenti che si sono presentati a Belluno, pochi insegneranno davvero qui», dicono Milena De Carlo dello Snals e Lorella Benvegnù della Cisl scuola. «Uno dei problemi sta nel fatto che in Veneto si sono fatti concorsi per pochi posti e adesso in provincia mancano docenti ».

La prossima chiamata per gli insegnanti sarà a novembre per la fase C, ovvero il potenziamento. Ma anche questa operazione potrebbe essere un flop.

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