Dal Veneto alla conquista di Marte: sfida alla Nasa

Una navicella analizzerà l’atmosfera per uno sbarco umano. Via nel 2016, il “robot” atterrerà nel 2018
ESA Exomars robot
ESA Exomars robot

PADOVA. Le braccia alzate in segno di vittoria, il grido di gioia del team Nasa quando Curiosity ha poggiato le sue imponenti ruote sulla superficie di Marte. Immagini indelebili, che hanno fatto il giro del globo. Gli Usa esultano per il nuovo traguardo appena raggiunto ma questa volta l'Europa non starà a guardare: la sfida è iniziata. Procedono a tambur battente i lavori per la realizzazione del Lander che nel 2016 partirà dal vecchio continente (spinto da un razzo Soyuz russo) con destinazione pianeta rosso. E all'interno del piccolo modulo di discesa (così si chiama la micro navicella spaziale che attraverserà il sistema solare) batte un cuore veneto, chiamato Dreams.

È infatti il Cisas dell'Università di Padova, centro interdipartimentale di studi e attività spaziali, ad aver ottenuto dall'Agenzia spaziale europea (Esa) il coordinamento della realizzazione di tutta la parte ingegneristica, tecnica e metrologica del primo step di Exomars, un progetto spaziale che vede coinvolte, oltre all'Italia, Francia, Russia, Finlandia e Gran Bretagna. All'interno del piccolo Lander sarà montato un nucleo ad altissima tecnologia che misurerà più parametri possibile dell'aria marziana in vista di una missione umana sul pianeta rosso. Il team, coordinato dal professore del Bo Stefano Debei, da una parte sta mettendo a punto il termometro che dovrà misurare la temperatura dell'aria marziana, d'altro canto però sta studiando come vincere la sfida più complessa: portare sulla Terra il maggior numero di informazioni possibili pur viaggiando leggeri. A differenza del bisonte Curiosity (un Suv da 900 chili), Exomars prevede due step distinti: l'avanguardia del 2016 è rappresentata dal piccolo Lander, cui seguirà l'atterraggio solo nel 2018 di un maxi rover in grado di trivellare per oltre un metro (forte delle informazioni ricevute dal piccolo modulo spaziale) la superficie marziana.

La tenzone con gli Usa (che hanno “scaricato” il progetto europeo lo scorso anno, rischiando di mandare a monte tutto) è sulla lunga distanza. E pure l'asso nella manica, il meccanismo per il carotaggio, è made in Italy. Nel dipartimento padovano si lavora da mesi: il lander deve essere una macchina perfetta. «Il modulo di discesa - spiega Debei - dovrà misurare pressione, temperatura e umidità dell'atmosfera, oltre che l'intensità del vento di Marte. A rendere l'atterraggio più complesso, ma scientificamente più interessante, ci penserà, secondo le previsioni, una tempesta di polvere». Ogni partner europeo sta creando il proprio “pezzo” di navicella. Padova, oltre al “termometro spaziale” sta mettendo a punto il compito più difficile, la modulazione della batteria che garantirà la registrazione e la trasmissione dei dati (analizzati dall'Inaf di Napoli): «Abbiamo il compito di studiare al millesimo di secondo l'utilizzo della batteria del Lander. Sarà una batteria primaria, non ricaricabile: ecco perché diventa fondamentale anche l'elettronica del Lander. Disperdere energia significherebbe rischiare di perdere informazioni preziose». Il piccolo modulo inizierà ad “annusare” l'atmosfera non appena metterà piede sul suolo marziano.

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