Dalla Germania a Belluno Katiuscia gelatiera di ritorno

L’attività della famiglia Campo Bagatin ha aperto i battenti in zona Veneggia «Tre anni fa la decisione di tornare in Italia. Utilizziamo prodotti a km zero»

BELLUNO

Dalla Germania a Belluno per riportare a casa l’attività di famiglia. Tornare dall’estero per aprire una gelateria, facendo quindi il percorso inverso rispetto a tanti bellunesi che partono in cerca di fortuna, non è cosa da poco, farlo nell’anno del Covid, poi, può diventare una vera e propria impresa. Lei è Katiuscia Campo Bagatin, figlia di gelatieri zoldani che per anni, dal 1952, hanno mandato avanti l’attività di famiglia a Lippstadt, in Germania. «Avevo firmato il contratto il 3 marzo e la settimana successiva hanno chiuso tutto. Inizialmente si parlava di un paio di settimane, poi mese dopo mese le preoccupazioni crescevano sempre di più», racconta Katiuscia, «non è stato semplice, non lo è mai quando ci si lancia in una nuova attività, ma questa volta è stata davvero particolare. Personalmente il coraggio non mi è mai mancato, ma trovarmi a firmare un contratto di gestione in una situazione globale simile mi ha preoccupato non poco».

Per fortuna, anche se non è ancora stato possibile festeggiare l’avvio dell’attività, a partire dal 4 giugno la gelateria Campo ha finalmente potuto aprire le proprie porte a fianco del risto-pub Excalibur, al posto della precedente gestione. Inizialmente la nuova gelateria avrebbe dovuto sorgere in Val di Zoldo, ma poi il rischio di diventare troppi in concorrenza durante la stagione turistica ha fatto propendere per il capoluogo.

Il trasferimento dalla Germania all’Italia, comunque, non è stato semplicissimo, anche perché è stato necessario imparare a soddisfare i gusti locali: «Avevo 23 anni quando ho preso in mano la gelateria dei miei genitori, ma tre anni fa ho deciso che era venuto il momento di tornare in Italia», continua Katiuscia, «erano vent’anni che non tornavo nel mio paese e ho dovuto re-italianizzarmi. Per questo mi sono messa a lavorare sodo per mettermi al pari con i gusti del pubblico. Per esempio ho dovuto imparare a fare un cappuccino diverso da quello che piaceva ai tedeschi e anche con il gelato ho avuto il mio bel da fare».

A dare una mano in negozio c’è anche la mamma di Katiuscia, che a 79 anni non ha certo dimenticato come si manda avanti una gelateria: «Durante il lockdown ero un po’ preoccupata perché la vedevo giù di corda, cosa strana conoscendo il suo carattere e il suo temperamento», continua la nuova gestrice, «da quando abbiamo aperto passa ogni tanto ad aiutarmi e la vedo sempre più vivace e attiva. A lei piace chiacchierare e stare a contatto con le persone, quindi questa è una nuova avventura che fa bene a entrambe». A trarre vantaggio da questo ritorno sono anche alcune aziende del territorio, dato che uno dei punti fermi di Katiuscia è quello di utilizzare quanti più prodotti locali possibile: «Punto molto sui prodotti di prima qualità e alcuni gusti, così come il latte che uso, nascono dalle eccellenze locali», continua, «ovviamente alcune materie prime, come il pistacchio, non posso trovarle a chilometro zero, ma per queste mi rivolgo solo a produttori di comprovata qualità. Anche questa è una delle gioie che ho riscoperto tornando in Italia, perché qui la clientela riconosce e apprezza un gelato di qualità, capisce la differenza tra i vari tipi di ingredienti e si complimenta con te se offri un gelato all’altezza». —





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