Dalla gloriosa Holzer al declino inesorabile

BELLUNO. Il 6 agosto 2013 si concludeva la lunga storia dell’Invensys di Belluno. Una storia durata quasi cinquant’anni, ma che è finita come nessuno mai si sarebbe immaginato: con la chiusura dello...

BELLUNO. Il 6 agosto 2013 si concludeva la lunga storia dell’Invensys di Belluno. Una storia durata quasi cinquant’anni, ma che è finita come nessuno mai si sarebbe immaginato: con la chiusura dello stabilimento e la messa in mobilità dei lavoratori.

Una storia che sembrava nata sotto i migliori auspici. Tutto inizia con i primi 50 operai bellunesi che dalla Germania rientrarono a casa per avviare la produzione, capitanati dal “visionario” Natale Trevissoi, l’ingegnere di Salce che nel 1964 riuscì a convincere uno dei più grandi produttori al mondo nel settore dei comandi per elettrodomestici, Walter Holzer, a trasferire ai piedi delle Dolomiti una parte del suo impero.

Nacque il primo insediamento a La Rossa: era il primo agosto 1964. Poi ci fu lo stabilimento della Veneggia e un nuovo slancio con una media di circa 200 assunzioni l’anno, fino ad arrivare a un regime standard di quasi 1300 operai. Come l’ingegner Trevissoi ricorda nel suo libro “Holzer, Eaton, Invensys”, «la Holzer era un colosso, un riferimento del settore a livello internazionale. Producevamo per tutti i Paesi europei, per il Sud America, l’Australia, il Medio Oriente e il Sud Africa. Modestamente, eravamo i migliori di tutti e 5 gli stabilimenti del Gruppo Holzer. E nella produzione dei “controlli” per elettrodomestici eravamo i migliori al mondo», si legge nel libro.

Un vero miracolo industriale, che riuscì a garantire propulsione alla crescita economica della Valbelluna. Nel 1972 seguì l’assorbimento da parte della Eaton, nel 2000 la trasformazione in Invensys. E poi arrivò la crisi, partirono le prime mobilità, il numero degli addetti diminuì fino ad arrivare nel 2013 a 165.

Ci fu una strenua battaglia per evitare la chiusura: nel 2012 partì la stagione degli scioperi, dei presidi, delle fiaccolate. Lavoratori, sindacati, sindaci e parlamentari fianco a fianco per le vie di Belluno a chiedere un futuro per l’Invensys. Il primo maggio 2012 sorse anche la “casetta” davanti allo stabilimento, nella quale si diedero il turno i dipendenti per un anno. Poi i tavoli in prefettura. A un certo punto uscì anche la notizia che qualcuno poteva rilevare l’attività. Ci fu il momento dell’illusione, ma durò poco. Ad aggravare la tragicità della situazione ci fu anche il suicidio di un lavoratore che non resse all’idea di non poter più mantenere la famiglia. E ora, con la fine della mobilità, per gli ex addetti non resterà davvero più nulla. (p.d.a.)

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