Dalla pianura fino a Laste per scommettere sul turismo
Silvia Padacqua e Dario Cappellato apriranno il bar ristorante in un vecchio fienile: «La frazione è piccola e ci sono pochi abitanti ma è un borgo meraviglioso»
ROCCA PIETORE
È una scommessa, certo, forse anche un salto nel buio, ma quello di Silvia Padacqua e Dario Cappellato è anche un riconoscimento nei confronti di quelle che possono essere le potenzialità della montagna, anche di quella più marginale, meno nota al turismo di massa. Più genuina.
Quarant’anni lei, trentotto lui, di Albignasego (Padova), una certa esperienza nel settore, i due puntano ad aprire a Pasqua il bar-ristorante ricavato all’interno di un vecchio fienile di Laste di Rocca Pietore.
Si tratta dell’edificio del 1890 di proprietà di Paolo De Vallier la cui ristrutturazione è in fase di ultimazione. Un lavoro possibile in parte grazie allo stanziamento dei Fondi di confine, in parte per iniziativa dei proprietari stessi.
All’interno troveranno spazio un bar e un ristorante da 25 posti (sul modello di quello realizzato, sempre in un fienile, a Vallada). «L’idea», dice Dario, «è di aprire per Pasqua». A Laste ci sperano, perché, da quando ha chiuso lo storico Bar dei Gobi, manca un luogo di ritrovo, prima ancora che un punto turistico.
In questi due anni gli alpini hanno cercato di colmare il vuoto allestendo una “frasca” dopo la messa domenicale, ma ovviamente un’attività aperta quotidianamente è un’altra cosa. Silvia e Dario vengono dal Padovano. Dario ha da sempre una grande passione per la montagna e per gli sport ad essa legati. Silvia, sangue siciliano nelle vene, ma accento totalmente veneto, l’ha acquisita da lui.
Si sono avvicinati alle montagne agordine in particolare nell’ultimo anno. Dario, sommelier, ha fatto l’ultima stagione invernale all’hotel Venezia ad Alleghe, quindi quella estiva in enoteca e quella in corso all’hotel Coldai, sempre in riva al lago. Silvia ha alle spalle una lunga esperienza in una pasticceria di Padova e ora lavora al Dolomites Dream di Rocca Pietore.
«Dopo la prima stagione», dice Silvia, «abbiamo iniziato a guardarci attorno per restarci. In questi mesi ho capito che nella montagna, anche fuori dalle feste, anche fuori dalla confusione, quando ci sono meno persone, c’è molto da apprezzare. È un mondo che la gente non ha ancora capito come prendere. Ma ci sono tanti aspetti positivi per venirci a vivere».
La scelta di puntare su Laste è stata la conseguenza. «Veniamo da vent’anni di ristorazione», continua Silvia, «mio padre era ristoratore e io seguo la sua stessa impronta. A Laste è una scommessa, un salto nel buio, nel senso che ci sono poche frazioni e pochi abitanti. Ma è un borgo meraviglioso e la gente che non lo conosce non sa cosa si perde. Dopo aver avuto un’attività commerciale a Padova, cercavamo qualcosa di piccolo, da sviluppare con un criterio di armonia».
Il bar ristorante non sarà solo questo. Esso avrà al suo interno anche una piccola hall che fungerà da servizio per l’ospitalità diffusa che sta crescendo attorno. «Come caratterizzeremo il locale? Dobbiamo ancora fare dei ragionamenti», conclude Silvia, «però più avanti ci piacerebbe anche fare qualcosa di legato allo sport. L’idea, comunque, è di far salire la gente a Laste, farle scoprire i panorami che il paese offre, farla muovere. Al contempo vorremmo essere un momento di ritrovo per il paese, un punto di riferimento per i paesani. Li vogliamo tutti qui». —
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