Dalle Dolomiti un messaggio contro l’odio e l’esclusione
“Belluno alza la voce” e la madre di Maudi De March hanno sottolineato il valore universale della montagna
Le Dolomiti, tanto più da quando sono “patrimonio dell’umanità”, non escludono ma includono. I Bellunesi ne sono tutti convinti, almeno considerando la reazione del Centro polifunzionale di Lamosano, che ieri, gremito in ogni ordine di posti, ha accolto la 22esima edizione del premio “Pelmo d’oro”.
«L’odio genera solo odio» ha detto, una volta chiamato ai microfoni, Gianpaolo Rossi, testimonial della singolare esperienza “Belluno Alza la Voce”, un brano musicale trasformatosi in un cantiere di solidarietà dopo la tempesta Vaia. Bene, la sua affermazione ha raccolto un uragano – per restare in tema – di applausi. Rossi non ha fatto nomi, neppure cognomi, ma in sala tutti hanno capito a chi si riferiva.
Da chi poteva essere raccolto immediatamente, senza infingimenti, quindi con naturalezza schiettezza, il suo invito? Dalla signora Dina, l’anziana madre di Maudi De March, premio speciale alla memoria. «Nella sua breve vita, Maudi, grande alpinista, è stato autentico testimone di amore, vissuto e trasmesso, per la sua terra e la montagna. La sua eccezionale figura umana inondava di bene chi lo conosceva» si legge nella motivazione del riconoscimento. Maudi è morto nel 2012 sul Crigola.
Mamma Dina ha centellinato le parole per dire grazie (prima di lei aveva testimoniata la figlia Anna), ma ricordando la grande “disponibilità” di Maudi ha rivolto un appello, tanto semplice quanto intenso: «Sull’esempio di mio figlio, cerchiamo di accogliere tutti gli uomini, proprio tutti, nessuno escluso».
E perché? Per la semplice ragione – ha fatto intendere mamma Dina – che siamo tutti uomini. È questa la grande lezione che ieri è stata data dal soleggiato balcone di San Martino, alle genti della montagna perché sono le più capaci di trattenerla. Il premio “Pelmo d’oro” porta la firma della Provincia di Belluno, del Cai, del Corpo di Soccorso Alpino, delle Guide Alpine, del Bim e del Comune di Chies d’Alpago. Ed è stato proprio uno scultore locale, Raul Barattin, a realizzare due opere per la circostanza, oltre alla consueta scultura del Monte Pelmo, firmata dal maestro Gianni Pezzei.
La manifestazione gode anche della collaborazione della Fondazione Dolomiti Unesco, della Regione Veneto, dell’Unione Montana e di numerose associazioni e volontari.
A rendere autorevole il parterre sono stati ieri il vescovo emerito Giuseppe Andrich, i parlamentari Federico D’Incà, Paolo Saviane e Roger De Menech e Mirko Badole. Numerosi i sindaci. Per il Cai Veneto è intervenuto il presidente regionale Renato Frigo, mentre il Soccorso alpino era rappresentato dal presidente nazionale Maurizio Dellantonio.
È stato il sindaco di Chies Gianluca Dal Borgo a fare gli onori di casa, anzitutto ringraziando i numerosi volontari del paese sempre presenti, ma evidenziando anche i temi cruciali di chi sulle terre alte vuole continuare a vivere e a lavorare.
Il sindaco ha posto il problema della manutenzione continua che la montagna esige e che, se garantita – ha specificato – , porterà beneficio anche al fondo valle. Ne è un esempio la frana del Tessina che da quando è puntualmente governata non dà problemi. Ci sono delle sfide notevoli da affrontare – ha ammesso Renato Frigo, presidente del Cai Veneto -. Le conosciamo tutte ma non siamo ancora del tutto consapevoli che esigono “scelte coerenti”. Sia Dal Borgo che Frigo hanno sottolineato l’importanza dell’intervento pubblico ma – hanno specificato – non devono mancare gli impegni personali. Non c’erano rappresentanti della Regione alle premiazioni di ieri ma il presidente Zaia ha inviato un messaggio affermando che il “Pelmo d’oro” si colloca nella scia delle iniziative volte a tutelare la montagna, esigenza tanto più urgente dopo la tempesta Vaia. Il messaggio è stato letto dal presidente della Provincia Roberto Padrin che, soffermandosi appunto sul dopo-Vaia, ha evidenziato la straordinaria reazione di solidarietà dei bellunesi e dei veneti.
«Mai ci siamo sentiti così uniti e così forti come questa volta» ha affermato, ricordando la particolare iniziativa, unica in Italia, del “welfare di comunità” che, come ha poi spiegato la coordinatrice Francesca De Biasi, ha permesso di raccogliere finora 551mila euro, distribuiti alle famiglie in condizioni di necessità. Più di 10mila i donatori, quindi “una partecipazione straordinaria” che dimostra quanto profonda sia la cultura della gratuità e dell’impegno per gli altri ai piedi delle Dolomiti. —
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