Dall’Ermitage torna a casa la Madonna Barbarigo
L’omaggio a Tiziano, che celebra il momento inaugurale del nuovo Museo, condivide la doppia natura scientifica e divulgativa che impronta anche il progetto museografico firmato da Denis Ton. Questi, con Irina Artemieva conservatrice dell’Ermitage, cura la mostra-dossier sulla Madonna Barbarigo.
La Madonna con Bambino e Maria Maddalena era un dipinto molto caro a Tiziano, che lo tenne nella sua casa sino alla morte. Viene detta Barbarigo dal nome del nobile veneziano Cristoforo che, a cinque anni dalla morte del Maestro, ne acquistò dal figlio minore Pomponio la casa e lo studio con quanto contenevano. Anche per lui quel quadro divenne prezioso, tant’è che cercò di preservarlo vincolandone la successione ai soli primogeniti. La celebre tela, esposta in Italia per la prima volta grazie a Ermitage-Italia, è stata restaurata di recente da uno di più noti specialisti del Museo Statale russo, Serghej Kisseliov. L’intervento ha restituito l’originaria brillantezza dei colori, come il mirabile manto della Vergine di un luminoso blu oltremare, da cui affiora l’incarnato roseo e delicato del volto della Madonna. Una Maddalena adolescente porge alla Vergine l’ampolla di alabastro che allude alla passione di Cristo e che il piccolo sembra non gradire molto.
Pentimenti e varianti hanno interessato soprattutto la Maddalena che in una prima versione era più inclinata verso l’esterno e più paffuta. Dopo aver provveduto alla stesura del fondo (con una mistura di pigmento ferroso e terroso con biacca) Tiziano non ha proceduto all’imprimitura, ma ha preferito lavorare direttamente con strati di colore legati insieme con olio di lino. Ciò conferma lo stile della fase matura che si avvale di una pennellata più sciolta e libera, quasi una pittura di tocco che non indugia sulla definizione figurativa ma piuttosto sull’ordito cromatico che diventa più ricercato, frutto di strati differenti di stesure di colore.
La Madonna Barbarigo risale agli anni ’50 del Cinquecento e divenne così nota da venir assunta come modello devozionale, con riprese che si protrassero ben oltre il XVI secolo. Si conoscono almeno una decina di repliche riconducibili alla sola bottega di Tiziano. Due di esse saranno presenti a Belluno: una versione autografa che arriva dal Museo di Belle Arti di Budapest, e una replica di bottega che arriva dagli Uffizi dove è stata a lungo ritenuta di mano di Tiziano, tanto da guadagnarsi una posizione di massimo rango nella Tribuna del Buontalenti. Entrambe mostrano delle varianti riguardo al soggetto offerente che nella versione di Budapest è San Paolo, mentre in quella di Firenze è Santa Caterina, a dimostrazione della fortuna del modello. La Madonna Barbarigo venne acquistata dallo Zar Nicola I nel 1850 ed è la prima volta che torna in Italia da allora.
La collezione dei discendenti di Cristoforo, Domenico e Alvise Barbarigo, si trovava nella loro casa di San Polo, ma proveniva da palazzo Barbarigo della Terrazza che nel Settecento era diventato uno dei luoghi di maggior attrazione per connaisseurs e nobili viaggiatori di tutto il mondo proprio per le opere di Tiziano. L’abate Cochin, che oltre ad essere un esperto d’arte era anche un ottimo incisore, scrisse che la galleria di palazzo Terrazza veniva chiamata “la scuola di Tiziano”. La Madonna con Maria Maddalena era una delle quattro tele di soggetto religioso meglio esposte tra i dipinti più ragguardevoli allineati alle pareti delle sale da parata. Nel 1782 la poterono ammirare anche l’erede al trono di Russia, il Granduca Pavel Petrovic, e la consorte Maria Fëdorovna, ed è probabile che il ricordo si sia conservato nella mente dei nipoti; «Ma è ancora più probabile» scrive Irina Artemieva «che la decisione di acquistare la galleria Barbarigo sia stata influenzata dalle vive impressioni che il figlio maggiore dell’imperatore, Aleksandr Nikolaevic, aveva ricevuto dal viaggio in Europa». Nei suoi diari compaiono infatti commenti alle opere tizianesche.
Quando gli eredi Barbarigo resero nota, con tanto di catalogo, la decisione di vendere la collezione, si fece subito avanti il console generale di Russia il conte Aleksand Chvostovr. Fu così che la Madonna Barbarigo emigrò alla corte dello Zar di Russia lasciando in collezioni pubbliche e private delle repliche fedeli al modello tizianesco.
Virginia Baradel
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