«Danno gravissimo» per l’Usl Il legale: «Abbiate pietà»

BELLUNO. «Abbiate pietà». L’ironia dell’avvocato bolognese Lebro della difesa Gianaroli è sembrata un avviso: dopo qualche ora il suo assistito sarebbe stato assolto dal tribunale dal reato di...
Belluno, 15 novembre 2010. Il nuovo presidente del Tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi
Belluno, 15 novembre 2010. Il nuovo presidente del Tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi

BELLUNO. «Abbiate pietà». L’ironia dell’avvocato bolognese Lebro della difesa Gianaroli è sembrata un avviso: dopo qualche ora il suo assistito sarebbe stato assolto dal tribunale dal reato di corruzione, perché il fatto non sussiste: «Abbiamo sbagliato i testimoni e prodotto dei documenti inutili», ha detto durante le repliche, «ma quella che vedo e sento è “ortopedia giuridica”, nel senso che l’accusa ha messo delle protesi tali da far stare in piedi un processo, che altrimenti non ce la farebbe da solo. Non dimentichiamo che il dottor Cetera si è dotato di partita Iva e ha prodotto regolari fatture. In cosa consisterebbe l’illegalità? E soprattutto dove sarebbe la corruzione?».

Il collega Borgna, che tutelava la Sismer aveva rincarato: «Non è emerso niente di nuovo dalle repliche del pubblico ministero e questo rimane un processo indiziario inaccettabile. La Sismer pagava un professionista, con tanto di partita Iva: niente di strano».

Stranissimo, invece, per Frattallone, il legale di parte civile dell’Usl 1: «L’azienda sanitaria non poteva sapere quali trame stessero tessendo Gianaroli e Cetera», ha detto in aula. «Non ha ricevuto somme, non le aveva autorizzate e non sapeva nulla. In compenso, ha sofferto un grandissimo danno d’immagine da questo contratto tenuto sotto chiave. Il diritto alla genitorialità è inviolabile e Cetera era per Gianaroli l’uomo giusto, al momento giusto e nel posto giusto».

Il pm D’Orlando si era ritagliata i 40 minuti iniziali delle repliche, confermando le tutte le accuse: «È concussione vera e propria e c’è anche l’interruzione di pubblico servizio, nel momento in cui la donna che pagava dei soldi al primario toglieva il posto a un’altra, che era già nella lista d’attesa. La pena richiesta di nove anni non è spropositata e le attenuanti generiche non sono concedibili: Cetera ha prevaricato l’interesse pubblico».

Il reato di concussione è diventato induzione a dare o promettere utilità, su osservazione dell’avvocato Fragasso, il difensore di Carlo Cetera: «Nessuna donna retrocedeva nella lista o addirittura veniva estromessa, di conseguenza l’interruzione non c’è. Ma non c’è nemmeno la concussione e vedo che il collegio ne ha tenuto perfettamente conto, sentenziando di conseguenza».

Novanta giorni per le motivazioni della sentenza di condanna per Cetera, dopo di che la difesa deciderà per l’appello. (g.s.)

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