De Bon: «Il prelievo dei piccoli è indispensabile all’equilibrio»
belluno
A caccia anche di piccoli e con il buio. Alla vigilia dell’apertura ufficiale dell’attività venatoria, le associazioni ambientaliste, ma non solo, fanno sentire la loro protesta contro due provvedimenti legati al calendario venatorio provinciale 2018-2019. L’ultimo contributo è del “Gruppo di intervento giuridico” che contesta all’ente Provincia di Belluno di aver ampliato le concessioni a favore dei cacciatori, mettendo in primo luogo a rischio la sicurezza dei cittadini e ricordando che ogni anno l’attività venatoria causa decine di feriti e numerose vittime.
A rispondere alle accuse dell’associazione, spiegando le ragioni delle scelte dell’amministrazione di Palazzo Piloni, è il consigliere assessore alla caccia e pesca, Franco De Bon, sindaco di San Vito di Cadore ma anche ex ispettore della polizia provinciale, cioè dipendente proprio del settore caccia e pesca della Provincia.
«Nella redazione del provvedimento di quest’anno», spiega De Bon, «abbiamo seguito il regolamento, consultando la commissione faunistica e i distretti venatori. Ci sono arrivate molte proposte e alcune sono state accolte, confezionando un calendario che è stato poi sottoposto all’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha dato parere favorevole con alcune prescrizioni, che abbiamo recepito in maniera integrale».
Palazzo Piloni, considera il calendario venatorio “blindato” dal parere dell’Ispra e quindi a prova di ricorsi, ma al di là dell’aspetto formale, ci sono anche motivi sostanziali.
«Una delle contestazioni riguarda la possibilità di cacciare i piccoli. È la stessa Ispra a incoraggiare il prelievo dei piccoli, ma è anche in base alla nostra lunga esperienza che possiamo evidenziare come il prelievo esclusivo dei maschi, comprometta l’equilibrio della popolazione di una specie. Per conservare una popolazione correttamente strutturata per genere e per classi di età, è indispensabile il prelievo anche di femmine e piccoli». In sostanza, i prelievi vanno fatti in percentuale.
«L’obiettivo di una corretta gestione faunistica è quello di portare le popolazioni selvatiche ad una struttura più naturale possibile, cioè simile a quella che si osserva nei parchi», spiega ancora De Bon, «dove gli animali sono soggetti solo a predazione. La caccia a volte destruttura le popolazioni. In passato si potevano prelevare solo gli adulti, ma con il passare degli anni ci si è resi conto che, riducendo i maschi adulti la popolazione andava in squilibrio, perché i maschi adulti sono indispensabili alla selezione qualitativa della specie».
La seconda contestazione riguarda il periodo di apertura della caccia e anche in questo caso De Bon cita l’organo scientifico: «Abbiamo seguito in maniera puntuale le linee guida dell’Ispra».
Più delicata la questione dell’orario, che concede ai cacciatori mezz’ora in più, cioè di cacciare fino a un’ora dopo il tramonto: «In passato spesso non si raggiungevano gli obiettivi. I cacciatori ci hanno chiesto più tempo, perché gli ungulati sono animali crepuscolari. È vero che il buio riduce la visibilità, ma succede anche in altre situazioni, come con la nebbia. Sul tema della sicurezza il lavoro che facciamo con i cacciatori è enorme. I cacciatori, per ottenere e mantenere la licenza, devono essere consapevoli e responsabili che il momento per sparare va valutato con attenzione ed è possibile solo se ci sono tutte le condizioni di sicurezza». —
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