De March: «È duro l’avvio servono gli incentivi fiscali»
BELLUNO. La prima linea uscita nel 2014 si chiamava Hangar eyewear, l’ultima - di fine 2015 - va sotto il nome di “Vacuum pack lab”: entrambe sono rigorosamente realizzate in Italia dalla Freedom di Belluno.
Sorta nel 2014 da un’idea dell’alpagoto Fabio De March, 31 anni, con l’apporto della sorella Michela, la ditta ha sede in via Vittorio Veneto a Belluno, dove lavora un solo dipendente. Freedom è una delle tante start up bellunesi ad aver visto la luce in questi ultimi due anni e ha partecipato proficuamente alla Mostra internazionale dell’occhiale, che si è chiusa lunedì a Milano. Un’occasione importante per le imprese degli occhiali per ottenere contatti con clienti internazionali.
Come è nata l’idea di creare un’occhialeria?
«La mia è una passione, nata dopo aver lavorato nell’ambiente. Dopo aver fatto quell’esperienza, aveva voglia di avere un mio progetto. E così, insieme a mia sorella, abbiamo creato questa azienda. Produciamo categoricamente tutto in Italia. Siamo partiti nel 2014 prima con la linea Hangar e alla fine del 2015 abbiamo dato vita alla nuova Vacuum pack lab».
Cosa producete?
«Produciamo montature particolari, soprattutto per quanto riguarda i colori, le forme e anche le lenti. Ad esempio la linea Vacuum presenta colori in 3D e cromature speciali. Un progetto che ha suscitato l’interesse anche del gruppo Rinascente, che ci ha chiesto di presentarlo a Milano. Ma fabbrichiamo anche borse e accessori».
È duro aprire una ditta?
«Certo, soprattutto perché mancano aiuti dallo Stato. O sei bravo o rischi di essere soffocato in questo settore. Per poter essere sempre al passo siamo attenti alle tendenze moda, cosa di cui si occupa mia sorella, e facciamo ricerche costanti su materiali e altro».
Cosa chiedono i clienti oggi?
«Chiedono soprattutto qualità, originalità, l’essere al passo coi tempi e soprattutto la velocità nell’uscire con il prodotto. Il Made in Italy è la richiesta costante».
Voi avete deciso di investire sul territorio bellunese e non di portare altrove la produzione. Perché?
«Noi lavoriamo bene nella nostra vallata e qui restiamo. Alcune produzioni le esternalizziamo, ma restano sempre nel nostro Paese».
Come è andata alla Mido? È la prima volta che vi presentate?
«No, è già il secondo anno che andiamo con un nostro stand, ma quest’anno è andata davvero bene. È stata un’esperienza molto positiva oltre che impegnativa. Abbiamo potuto incontrare clienti provenienti da tutto il mondo, ampliando così anche i nostri mercati. Attualmente operiamo molto con l’Italia e con l’Europa, ma ci stiamo ampliando anche in Asia e nei paesi arabi».
Qual è il vostro obiettivo?
«Aprire un negozio retail monomarca. È un sogno, la strada è dura, ma ci impegniamo e lavoriamo sodo per questo obiettivo». (p.d.a.)
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