De Poi: «Così si distrugge l’ecosistema»

SOSPIROLO. «Volete vedere come si distrugge un territorio? Venite in Valle del Mis». A coniare l’amaro slogan per quella che potrebbe essere una triste campagna di promozione turistica è il presidente del bacino di pesca numero 9 Ferruccio De Poi. Vedere un lago svuotato, dove il limo prende il sopravvento sull’acqua e i pesci muoiono a un ritmo troppo sostenuto, non lascia indifferente il mondo dei pescatori.
De Poi non usa mezzi termini, e se la prende con tutti: Enel, «che non può vendere più acqua di quella che c’è a disposizione»; il Parco, «che dovrebbe difendere l’ambiente e invece si preoccupa solo di fare le multe ai pescatori se prendono un pesce di un centimetro più piccolo»; il sindaco di Sospirolo, «che non si accorge che la vocazione turistica del territorio sta andando in fumo e si concentra solo sulla sua battaglia a favore delle centraline idroelettriche».
Il bacino lacustre è ai suoi minimi storici. Così basso non lo si vedeva da un decennio, dalla caldissima estate del 2003. In un lago privato della maggior parte dell’acqua anche i pesci soffrono: «Grandi e piccoli vivono nello stesso ridotto spazio rimasto, e i pesci più piccoli non hanno scampo: vengono tutti mangiati». La moria è eccezionale, nettamente superiore a quella dello scorso anno, quando già il livello del lago si era abbassato, anche se non come in queste ultime settimane: «Stanno morendo tutti i pesci che ci sono tra la diga di Busche e quella del lago del Mis», continua De Poi. «Il fondale si sta alzando, c’è un sacco di limo che scende lungo il torrente e arriva nel Cordevole. L’acqua è sporca, e prova ne è il fatto che stanno morendo molti scazzoni, pesci che vivono in acque limpide».
«Ecco come si fa a distruggere l’ambiente», attacca il presidente del bacino 9. «Questa è una situazione che non sta nè in cielo e nè in terra. Enel deve capire che se entrano dieci litri di acqua non ne può vendere venti».
Con gli scazzoni muoiono anche le trote marmorate, le fario, le iridee, che il bacino di pesca presieduto da De Poi aveva immesso nelle acque di sua competenza per garantire il ripopolamento delle specie ittiche. «Abbiamo investito 30 mila euro quest’anno, e stava andando tutto bene. Fino ad adesso. Adesso sta andando tutto in fumo. Stanno distruggendo l’intero habitat, e lo pagheremo per i prossimi 20 anni, perché un ambiente naturale non si ricostruisce in fretta. Siamo a un livello catastrofico».
De Poi guarda anche oltre, al turismo, vocazione della Valle del Mis. «Ma quale turismo vogliamo fare in queste condizioni? Glielo dico io, qui possiamo fare solo un turismo della disgrazia, del dramma: volete vedere come si distrugge un territorio? Venite in Valle del Mis».
Non è semplice risolvere il problema, ma la soluzione, per De Poi, non è quella di manifestare, «come abbiamo fatto contro le centraline. Non serve, basta far rispettare le regole che ci sono. La quota del lago deve scendere fino a un determinato livello, non oltre. Quest’anno, però, siamo nettamente sotto. Non si può andare avanti così».
Ne va dell’ambiente, dei pesci, di un intero ecosistema che sta pagando la siccità della pianura, che sempre più assetata chiede acqua ai bacini come il lago del Mis. Ormai sempre più vuoto.
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