Demolita l'ex base Nato in Cansiglio: sarà un museo

Bottacin: «Riaverla è stata un'impresa quasi impossibile». Sì a piani turistici
Il primo colpo di benna abbatte la garitta
Il primo colpo di benna abbatte la garitta
CANSIGLIO.
Giù la garitta. Con un colpo di benna che ha abbattuto il posto di sentinella all'ingresso dell'ex-caserma Nato "Bianchin", sono iniziati ieri a Pian Cansiglio i lavori di bonifica dell'area militare che fino agli anni '70 ospitava 9 rampe di lancio e un indefinito numero di missili terra - aria. «Riuscire a riaverla per usi civili è stata un'impresa quasi impossibile», ha detto il presidente della Provincia, Gianpaolo Bottacin.

Ieri nella sede di Veneto Agricoltura, che ha affidato l'appalto per la bonifica alla ditta E.Ma.Pri.Ce per conto della Regione Veneto (660 mila euro finanziati), si sono riuniti gli attori di una vicenda durata quasi trent'anni. Tanti ce ne sono voluti perchè il demanio militare si decidesse a cedere a quello civile ciò che ormai era diventato un rudere e soprattutto «una ferita aperta in un'oasi produttiva e naturalistica protetta anche a livello europeo», ha sostenuto l'amministratore di Veneto Agricoltura, Paolo Pizzolato.

Ma l'odissea, ripercorsa anche dall'allora amministratore di Veneto Agricoltura, Corrado Callegari e dal consigliere regionale Giovanni Furlanetto, è continuata tra ripetuti rimpalli tra il demanio militare e quello civile, fino a giungere, nel 2008 dopo due anni di battaglie, a soluzione, con la cessione del bene alla Regione in base al primo decreto Calderoli. «Il demanio voleva addirittura che lo pagassimo», ricorda Bottacin all'epoca consigliere regionale, «alla fine dopo altre vicissitudini, puntando sulla questione dell'amianto da bonificare ce l' hanno ceduto».

Effettuata la bonifica, la riqualificazione turistica dell'area passerà, oltre che per Veneto Agricoltura, anche per i Comuni dell'Alpago attraverso il Pati che si avvia all'ultima fase di approvazione e che conterrà anche il piano interventi. Il consigliere regionale Dario Bond ha rammentato il complesso iter tecnico-urbanistico percorso dalla seconda commissione in Regione: «Abbiamo modificato sia il Piano territoriale regionale che quello provinciale partendo dalle esigenze dei Comuni limitrofi all'area, riuscendo a sbloccare il Pati. Ora questo, il primo del Veneto, è diventato un piano urbanistico modificato dal basso che servirà da modello anche per gli altri». Ora, secondo Bond «va sciolto l'altro nodo, l'Albergo San Marco».

Alla "picconata" iniziale erano presenti Floriano De Pra, sindaco di Farra d'Alpago (il Comune dove si trova l'area smilitarizzata) e il sindaco di Tambre, Oscar Facchin, il Comune dirimpettaio dell'ex-caserma. «Grande sinergia tra gli enti e nessuna speculazione per un'operazione a tutela dell'ambiente e dei cittadini», ha affermato De Pra ricordando che il Cansiglio è un'importante zona che fa parte di un territorio ricco di risorse.

Apprezzamenti ribaditi anche da Facchin, che ha precisato che al momento oggi è in gioco solo la bonifica dell'area, «mentre per la sua rivalorizzazione si dovrà procedere assieme a tutti i soggetti della Piana affinchè ci sia una ricaduta positiva per tutto il territorio». Infine un'esortazione affinchè Veneto Agricoltura coinvolga in maniera sempre maggiore sul "che fare" in Cansiglio tali soggetti e i Comuni alpagoti.

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