Deportati bellunesi: il progetto dell’Isbrec

Lo studio sarà presentato lunedì all’Archivio di Stato
Di Martina Reolon

BELLUNO. Un progetto che mira alla ricostruzione del fenomeno della deportazione nella provincia di Belluno. Partita ormai un paio di anni fa, la ricerca è stata portata avanti dall’Isbrec e dal Comitato provinciale dell’Anpi con il sostegno della Regione Veneto.

Lo studio, ancora in corso, e i risultati che ha prodotto fino a questo momento saranno presentati lunedì alle 17.15, in occasione della celebrazione della Giornata della memoria, all’Archivio di stato di Belluno. La conferenza - patrocinata da Provincia e Comune capoluogo e intitolata «Verso un dizionario storico- biografico della deportazione nei comuni bellunesi» - sarà curata da Enrico Bacchetti, direttore dell’Isbrec, che cercherà di spiegare quali passi siano stati compiuti dai ricercatori locali a partire dai lavori di respiro locale e nazionale già editi, presentando nel contempo i primi risultati di tale ricerca.

Una ricerca che, lungi dal voler rendere semplicemente un elenco o procedere alla mera acquisizione del già noto, mira piuttosto costruire uno strumento nuovo, più ricco e articolato che possa dare un’idea complessiva del problema della deportazione nella nostra provincia creando una serie di schede personali quanto più possibile analitiche. Per verificare le schede già costruite in precedenti lavori, correggerne i numerosi errori e implementarle, ci si è allora rivolti anche ad altre fonti, sia edite che inedite.

Alla conclusione di questo lungo percorso di studio ancora in corso, l’obiettivo sarà poi l’edizione di un vero e proprio un dizionario storico-biografico della deportazione nei comuni bellunesi.

Solo così sarà possibile l’ulteriore sviluppo della ricerca in ambito locale (ma ovviamente con ricadute e interesse a livello nazionale), in modo che la memoria di quelle persone non venga cancellata o dimenticata e la conoscenza di un momento tanto importante della storia locale possa avere contorni più precisi e definiti. La storiografia, infatti, da anni si interroga sulle cifre di questo passaggio devastante per l’Europa intera, ma spesso non riesce ad andare al di là di mere quantificazioni sommarie. Per quanto riguarda il territorio della provincia di Belluno sono mancate finora ricerche analitiche in grado di dar conto del peso che questa pratica ebbe nel bellunese nei venti mesi di occupazione tedesca.

Il progetto di Istituto Storico e Anpi mira proprio a colmare questa lacuna cercando di ricostruire il quadro complessivo. Per il momento, tale lavoro ha prodotto un nutrito schedario che raccoglie i dati di quasi mille persone deportate dalla nostra provincia sia verso il Lager di Bolzano (naturale sbocco della deportazione dal nostro territorio dal momento in cui, agli inizi dell’estate del 1944, venne aperto), sia verso i campi del Terzo Reich. Il quadro che ne emerge mostra così una provincia posta sotto la costante minaccia di provvedimenti di questo tipo, soprattutto a partire dall’estate del 1944. Come ebbero modo di dire più volte i sopravvissuti, il rischio di finire in un campo di concentramento era molto temuto, e ancor più lo era quello di venir trasferiti Oltralpe, da dove non arrivavano più notizie dei deportati.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi